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Il ritorno dei faraoni al Mann

Riapre oggi al Mann-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dopo sei anni di chiusura, la Sezione Egizia e quella Epigrafica, con oltre 2.500 reperti: la più ricca collezione di arte egizia in Italia dopo Torino.  Nel 1821 si chiamava «Real Museo Borbonico di Napoli», il primo museo a dedicare una sezione alle antichità egizie, il “Portico dei Monumenti Egizi”, in cui confluirono pezzi di straordinario pregio come la collezione Borgia, il Naoforo Farnese e numerosi altri reperti rinvenuti in Campania in contesti archeologici di epoca romana. Dopo Napoli aprirono il Museo Egizio di Berlino nel 1823, quello di Torino nel 1824, poi la sezione del Louvre (1826) e i Musei Vaticani (1830). Gli oltre 1200 oggetti di una raccolta davvero unica, formatasi in gran parte prima della spedizione napoleonica importanti parti di mummie e sarcofagi, vasi canopi, numerosi e preziosi ushabty, sculture affascinanti come il monumento in granito di Imen-em–inet o la cosiddetta Dama di Napoli, statue cubo e statue realistiche, stele e lastre funerarie di notevole fattura, cippi di Horus e papiri – torneranno visibili in un allestimento progettato dal MANN e dall’Università “l’Orientale” di Napoli, completamente ripensato rispetto al precedente, datato alla fine degli anni Ottanta.
Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, ha dichiarato oggi nel corso della conferenza stampa che «La riapertura della sezione Egizia in un clima incandescente del Mediterraneo, in una circostanza in cui l’Egitto non è più la terra del turismo per i grandi problemi che lo sovrastano, è un’operazione che ha un valore non solo culturale ma anche politico. Nel senso buono della politica, intendendo che questa sezione si presenta come un surrogato sostanziale di ciò che non è attualmente visitabile nel suo luogo natio e anche un invito alla riflessione».
 

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