E’ affidato al raffinato tocco di Enrico Pieranunzi l’evento conclusivo della quarta edizione del Piano City Napoli, tra gli affreschi seicenteschi del Chiostro della maestosa Chiesa di Santa Caterina a Formiello, gioiello rinascimentale, abitato nei secoli scorsi dai frati celestini e che solo negli ultimi anni ha ritrovato nuova vita, grazie al progetto di recupero “Made in Cloister”. Il pluripremiato pianista, compositore, arrangiatore è tra i più apprezzati e celebrati talenti e virtuosi della scena jazzistica internazionale, con più di settanta album pubblicati e collaborazioni con Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron, nonché unico musicista italiano ad aver suonato e registrato a suo nome nello storico “Village Vanguard” di New York. Molte le sue composizioni suonate e registrate da musicisti di tutto il mondo, come: “Night Bird”, “Les Amants”, “Fellini’s Waltz” e “Coralie”. Suonare il pianoforte è “una danza delle dita umane”, scriveva Wittgenstein e quella lirica e aggraziata di Pieranunzi ieri sera ha emozionato il pubblico napoletano, in un’atmosfera sospesa e incantata. Un lirismo che emana anche quando swinga, perché “la sua musica canta”, come ebbe a dire l’autorevole critico statunitense Nat Hentoff. Non a caso il suo ultimo progetto musicale si intitola “My Songbook” (Jando Music/Via Veneto Jazz, 2016), con un repertorio di brani nati come strumentali che diventano canzoni, tutte firmate da Pieranunzi e cantate dalla giovane Simona Severini. Il pianista romano si congeda tra i calorosi applausi del pubblico e cala il sipario anche sul Festival che ha animato la città partenopea negli ultimi tre giorni: una maratona musicale itinerante che ha coinvolto oltre quattrocento pianisti in oltre duecento eventi, in sessanta ambientazioni diverse. L’appuntamento è dunque per il prossimo anno.
di Anna Esposito
Foto di Mario Donatiello