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Ezio Bosso a Venezia incanta la Fenice

La grande bellezza è stata la protagonista assoluta del concerto che ha visto Ezio Bosso direttore per una sera dell’Orchestra Filarmonica della Fenice nell’omonimo teatro veneziano, cornice straordinaria di un evento altrettanto unico. Due ore e mezza non solo di musica perché Ezio Bosso è  stato in grado incantare la Fenice con la musica tanto quanto con le parole e quell’energia irrefrenabile che ha ininterrottamente emanato con il suo sorriso e la sua gestualità.
 “Quella che vi racconteremo è una storia che passa per forza da Venezia e che unisce due grandi compositori, Bach e Mendelssohn, e uno un po’ più “base”, che si chiama Ezio Bosso”. Così il pianista, compositore e direttore torinese introduce al pubblico ciò che a breve accadrà sul quel palco tanto famoso. Bosso spiega la scelta di Bach e Mendelssohn perché ispiratori di quella sua stessa musica che offre in “assaggio” ai presenti nella parte centrale del programma, è che può essere intesa come una sorta di trait d’union tra i due compositori tedeschi.
La serata inizia con il “Concerto Brandeburghese n.3” scelto da Bosso proprio perché in esso è possibile avvertire il legame di Bach con Venezia e il suo innamoramento per Vivaldi, citato dal compositore tedesco proprio in questo particolare concerto.
La musica di Bach riempie la Fenice, gli elementi sul palco sono pochi, perché come spiega Bosso, questo è un concerto in crescere che vedrà aumentare nel suo corso il numero e la tipologia di strumenti. Per il terzo concerto brandeburghese Ezio Bosso dirige e suona il clavicembalo ed è pura magia perché fin dalle prime note si viene catapultati in un’atmosfera magica e lontana nel tempo e nello spazio. L’immaginazione corre veloce e ti conduce al di là dell’ingresso del suntuoso teatro, quasi fluttuando, per percorrere le calli veneziane e respirare l’atmosfera dei tempi della Serenissima, prima di riportarti all’interno della bellissima sala e tornare ai nostri giorni.
La seconda parte inizia dopo un quarto d’ora necessario a sistemare la scena e in cui Ezio Bosso approfitta per rivolgersi al pubblico e spiegare la scelta di voler mostrare anche questa fase preparatoria senza tirare il sipario, ma anzi rendendo visibile a tutti l’enorme lavoro che c’è dietro ad un concerto come quello. Un po’ come la decisione di aprire le porte al pubblico durante le prove di questa serata per dimostrare come la musica sia di tutti e proprio per questo motivo avrebbe bisogno di maggior rispetto da parte delle istituzioni che sembrano invece non capire quanto prezioso sia il lavoro non solo dei musicisti di un’orchestra come quella Filarmonica della Fenice, ma anche di tutte le maestranze che lavorano ad eventi come questo. Ezio Bosso difende dunque la musica senza polemiche, ma con l’entusiasmo e la carica vitale che lo caratterizzano per tutto il concerto. Durante lo spettacolo l’artista riesce infatti a trasmettere il proprio amore per la musica e ancor più la sua passione irrefrenabile per la vita. Bosso nonostante i limiti fisici dovuti alla malattia dimostra un carisma straordinario e una forza di volontà tale da permettergli di continuare a fare, anche nella difficoltà, ciò che più ama.
E questa esplosione di gioia e di vitalità allo stato puro è chiara e palpabile quando dirige il suo Concerto per violino n.1 “Esoconcerto”, adattato per la Filarmonica della Fenice aggiungendo degli strumenti non presenti nella partitura originale. Bosso, supportato dalla presenza del violinista Sergej Krylov, regala una mezz’ora di emozioni in cui, come lui stesso aveva dichiarato, cita formalmente Mendelsshon. Il pubblico è conquistato dalla musica e reagisce in modo straordinario al termine dell’ “Esoconcerto” con una standing ovation da brividi per il pubblico, per gli orchestrali visibilmente emozionati e naturalmente per Bosso che, pur provato dalla direzione, regala comunque sorrisi al pubblico e ai musicisti davanti a lui.
Nella terza parte il palco ormai è “al completo” per eseguire la “Sinfonia n.4 in La maggiore op.90” di Mendelsshon. Nuovamente il pubblico rimane incantato grazie alla musica che riempie il teatro assieme alla gioia, espressa al termine da un lunghissimo applauso che accompagna un paio di sincere e dovute standing ovation.
Il concerto è terminato dentro il teatro, ma non certo nell’animo dello spettatore che, sulla strada del ritorno, in un’umida notte veneziana rischiarata da una pallida luna sfuocata, continua a portare dentro di sé la bellezza delle note e l’energia straordinaria di un artista capace di dare alla sua musica una luce e un suono del tutto particolare.

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