di Caterina Ferruzzi
Dopo Klimt e Tiziano, la Fondazione Musei Civici di Venezia propone un’altra esposizione da non perdere e che si inserisce a pieno titolo nel ciclo di manifestazioni artistiche presentate in occasione della 57° Biennale d’arte: “Attorno alla Pop Art nella Sonnabend Collection. Johns – Rauschenberg – Warhol – Lichtenstein – Koons”. La mostra, ospitata nelle sale del Centro Culturale Candiani di Mestre, avrà termine il prossimo 5 novembre.
Visibili al pubblico sono dunque le opere della collezione di Ileana Sonnabend, tra le più moderne collezioniste del Ventesimo secolo che ha saputo raccogliere una collezione di opere d’arte americana ed europea tra le più importanti del secolo scorso.
Aperta a Parigi nel 1962 la galleria di Ileana e del secondo marito, Michael Sonnabend, suscita inizialmente interesse e nel contempo stupore per la proposta così distante dall’idea tradizionale di arte presente ancora all’epoca. Il riconoscimento del lavoro che stavano svolgendo si presenta ben presto, nel 1964, quando alla Biennale di Venezia venne assegnato il Leone d’oro a Robert Rauschenberg, artista sotto l’ala della Sonnabend, spezzando la linea continua di vittorie francesi e facendo affacciare per la prima volta un artista americano su questo prestigioso palcoscenico internazionale.
Tutti i pezzi della collezione Sonnabend appartengono ad amici di Ileana e vengono raccolti un po’ con lo stesso spirito che aveva contraddistinto Peggy Guggenheim, presa come ispiratrice ed esempio.
In questa mostra possiamo dunque vedere alcune opere di artisti che hanno rivoluzionato l’arte dagli anni ’60 in poi. Nella prima stanzetta, appena si entra, sono esposti un quadro di Mario Schifano, primo artista europeo acquisito dai Sonnabend e “Uomo seduto” opera di Michelangelo Pistoletto del 1963, facente parte della serie di “quadri specchiati” che lo hanno reso celebre per la particolarità di permettere allo spettatore di entrare fisicamente dentro l’opera.
La mostra ha alcuni pezzi interessanti di Andy Warhol, uno di questi è ad inizio esposizione e ritrae Ileana Sonnabend con la tecnica della serigrafia che lo ha reso famoso e che in questa mostra ritroviamo anche in “Nove Jackies” dove l’artista accosta nove ritratti della first Lady americana Jackie Kennedy, alternando ed accostando immagini felici ad altre tristi. Sue anche le “Scatole bianche di Brillo” e “Scatole di Del Monte” che insieme ai celebri barattoli Campbell sono diventati simboli iconici di Warhol e della Pop Art.
Tra gli altri esponenti della medesima corrente artistica troviamo Roy Lichtenstein (suoi “Little Aloha”, scelto per il manifesto della mostra e l’ “Hot Dog”, uno dei simboli della cucina americana del tempo qui raffigurato tra pubblicità e fumetto, con retini puntiformi giganti che richiamano la tecnica tipografica della carta stampata e dei mass media), Jasper Johns (“Figure 8”), Jim Dine, Tom Wesselmann, Claes Oldenburg, Robert Rauschenberg.
Oltre a questi nomi sono qui presenti anche artisti europei contemporanei come, oltre ai già citati Schifano e Pistoletto, Arman e Christo.
Pop art e arte povera ovvero gli oggetti del quotidiano che incontrano la pittura fino a fondersi con essa, diventando un tutt’uno che agli occhi del pubblico appaiono come “altro” da tutto ciò che fino ad allora si era visto nel campo dell’arte.
Lo spettatore diventa quindi partecipe, come nell’idea dell’ opera “Sliced Bologna” di James Rosenquist, che rappresenta l’immagine di una specie di mortadella, tratta da una pubblicità, dipingendola su una superficie trasparente in polietilene tereftalato e poi tagliandola a strisce verticali per permettere al pubblico di passarci attraverso in un’ esperienza tattile – visiva.
La mostra prosegue cronologicamente e nell’ultima stanza presenta le opere degli ultimi artisti “scoperti” da Ileana Sonnabend. Tra questi c’è Jeff Koons, l’artista oggi più quotato al mondo che con il suo kitch riportato a soggetti e materiali comuni ha offerto una nuova interessante, e discutibile, visione dell’arte contemporanea.