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Raoul Bova e Chiara Francini raccontano la vita di coppia in "Due"

di Caterina Ferruzzi
Come saremo tra 20 anni nessuno lo può sapere, ma Raoul Bova e Chiara Francini provano ad immaginarselo in “Due”, spettacolo per la regia di Luca Miniero, andato in scena nei giorni scorsi al teatro Toniolo di Mestre.
Marco e Paola sono una giovane coppia che ad una settimana dalle nozze si trova a montare un letto con dei pezzi che sembrano impossibili da mettere insieme così come le loro vite. L’uomo e la donna provano ad immaginarsi vent’anni dopo, proiettando nelle loro visioni le paure e le insicurezze del momento.
Che persone saranno? Staranno ancora insieme? Si ameranno ancora? Che rapporto avranno con i figli?
Il botta e risposta tra Paola e Marco diventa per i due occasione di riflessione per conoscere meglio se stessi e comprendere quale futuro li attende, specie come coppia. Quali ostacoli ci saranno? Quali desideri condivideranno e quali altri li divideranno?
Sposarsi è un passo importante per l’ansiosa Paola, significa impegnarsi per sempre con una persona che ora la giovane dubita di conoscere veramente. “Chi sei?” chiede la donna a quell’uomo che non riesce a montare i componenti di una struttura in legno, chiara metafora delle loro esistenze.
Marco non viene a capo nella costruzione del letto così come non sa bene come rispondere a Paola che pare avere un milione di domande che necessitano di una risposta immediata. L’uomo è riflessivo, pondera le parole giuste così come cerca le istruzioni corrette per montare la struttura in legno, senza però trovare entrambe. Ma non si perde certo d’animo. I pezzi si combinano assieme in qualche modo, basta provare e se anche la testiera alla fine risulterà storta poco importerà alle funzionalità del letto. Così per il mobile, vale anche per il loro matrimonio. Marco sa che vuole iniziare una nuova vita con Paola, ma non è in grado di vedere più in là nel tempo e questo inevitabilmente suscita l’irritabilità della fidanzata che interpreta il comportamento del fidanzato come mancanza di interesse nei sui confronti.
La verità è che tutto ciò che ora possono ipotizzare è solo teoria senza fondamento. Il futuro non esiste, mentre il presente sì, ed è quello che si deve vivere. Inutile dunque guardare oltre nel tempo, perché non ha senso e procura solo tensioni.
Luca Miniero mette in scena la fragilità umana, i dubbi che ciascuno di noi si pone quando deve prendere decisioni importanti che cambieranno il corso della vita per sempre. Lo fa dando il compito a due soli personaggi, ma più che sufficienti a rappresentare le differenze tra l’universo maschile e quello femminile, senza calcare sugli stereotipi più banali, ma mettendo in luce in modo fresco ed originale quelli più noti e attinenti all’argomento trattato, dal punto di vista caratteriale e comportamentale.
Chiara Francini si rivela anche a teatro un’attrice di talento che sa dare un tocco personale ai suoi personaggi così come l’abbiamo già vista fare in televisione e cinema. La sua interpretazione sfiora l’essere sopra le righe in alcuni momenti, ma l’attrice riesce a contenerla a riportarla sempre nei giusti binari.
Raoul Bova lo troviamo a teatro con i toni pacati che gli abbiamo già visto su piccolo e grande schermo. Sicuramente una rivelazione sul palco, dove pare trovarsi a proprio agio anche grazie ad una partner che sa stare sulla scena, trasmettendogli la necessaria sicurezza per stare davanti ad un pubblico in carne ed ossa.
Una commedia leggera in cui si ride certo, ma con un retrogusto amaro.

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