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Vi racconto la notte di Natale a Betlemme

di Maria Rosaria De Simone

E’ la notte di Natale.  Betlemme, arroccata sul suo colle accoglie i pellegrini con tutte le saracinesche  sollevate, una confusione di luci di ogni colore e intensi sapori dei cibi cucinati per strada. Stasera è stato facile attraversare il check-point: è festa, i pellegrini sono i benvenuti. Soldati  e soldatesse, con tutte mimetiche scure e  cappellino nero calato, imbracciano sproporzionati mitra come fossero ombrelli, con una inquietante destrezza, data dalla consuetudine. Poi sorridono e donano, a nome del sindaco della città, cristiano, pacchi di dolciumi. Il Muro, l’orribile Muro di cemento, costruito per difendere le terre israeliane, nella notte si nota poco. Ma c’è. Ed isola Betlemme dal mondo intorno. Entrare ed uscire da qui è una lotta quotidiana per chi ci vive e lavora. Sono arrivata fin qui con un gruppo di pellegrini, giunti da ogni parte del mondo, tanti italiani in mezzo a loro. Betlemme si erge su un colle a circa sei km da Gerusalemme. Un’unica strada in salita conduce alla Basilica e, stasera, si procede a passo d’uomo. I pullman dei pellegrini sono come un fiume in piena…non se ne vede la fine.

La polizia locale, introvabile il resto della settimana, stasera ha lucidato le sue meravigliose auto nuove e, con un dispiegamento di forze impressionante e scenografico, a sirene levate, fa bella mostra di sé ovunque ed accoglie i capi di stato, i ministri ed i più alti rappresentanti del mondo politico. Lasciato il pullman, mi inoltro con i pellegrini in vicoli angusti, dove barbecue di fortuna spandono l’odore delle carni cotte, tra le botteghe degli artigiani, che incidono presepi e personaggi in legno. E giunti a Piazza della Mangiatoia, ci accoglie un’esplosione di luci di ogni colore, di ogni forma, che scendono a pioggia in suggestivo e caotico accrocco di stili, che non permette allo sguardo si orientarsi subito. Da un lato la Grande Basilica della Natività, di fronte la grande moschea con il suo minareto, ai lati bottegucce di cristiani palestinesi, incastrati tra i ristoranti arabi.

Al centro della piazza, su di un palco, vengono intonati canti natalizi ad un volume di decibel impressionante. Da uno schermo gigante è possibile vedere scorrere le immagini della messa che si svolge nella Chiesa di S. Caterina, adiacente alla Basilica. Tutti gli abitanti della città, di tutte le fedi religiose, ed un flusso impressionante di pellegrini venuti da ogni parte del mondo, si sono riversati in questa piazza. Impossibile entrare in chiesa, i posti sono stati prenotati da tempo. In prima fila ci sono le piu’ alte rappresentanze politiche ed Abu Mazen, il Primo Ministro palestinese. Impossibile anche accedere alla grotta dalla porticina bassa e stretta dei francescani. E la piazza continua a riempirsi all’inverosimile e si rimane storditi dai rumori e dai frastuoni. Finalmente a mezzanotte un suono familiare e rassicurante, che giunge come un balsamo alle nostre orecchie: le campane che suonano a festa. Mi informano che qui le campane, gli altri giorni, restano mute, mentre il muezzin, dal minareto, richiama i fedeli alla preghiera in un lungo e stridente appello dai suoni aspri ed acuti, che invadono ogni recesso e feriscono l’orecchio poco abituato.


Stasera qui, a Betlemme, nel cuore del mondo, nel vero presepe, dove Gesu’ è nato piu’ di duemila anni fa, c’è uno spirito festoso e pacifico. Ma gli altri giorni non è così. La città è circondata da un muro di cemento, senza alcuna bellezza, orrendo agli occhi di chi è abituato a coltivare l’arte. Un muro che appare come il paradigma dei cuori induriti da anni di odio e di paura, di differenze sociali ed etniche, di guerriglie, rappresaglie ed atti terroristici. Ora Betlemme è un ghetto isolato dal mondo, dove l’entrare ed uscire diventa un vero peso per gli abitanti, dove Hamas domina il Consiglio Comunale  nonostante il sindaco sia cristiano, secondo la tradizione voluta da Arafat tanti anni addietro. I cristiani, ormai, qui sono una minoranza, se ne stanno andando in molti. Su sessantamila abitanti, i cristiani sono circa seimila o poco piu’. Molti cercano di sopravvivere vendendo souvenir in bottegucce sulla piazza, che spesso sono prese d’assalto da bande di ragazzetti islamici, poco propensi a condividere la città.

Paura e mancanza di prospettive future, ma anche un clima teso, sempre pronto ad esplodere in guerriglia, spaventano i cristiani. Inoltre il Muro ha tarpato la speranza, oltre ad aver chiuso l’orizzonte allo sguardo. Tutte le terre coltivate, verso nord e verso ovest, che ora sono aldilà del Muro, un tempo di proprietà delle famiglie cristiane, sono state per la maggior parte abbandonate e vendute. E quelle famigie che hanno deciso di rimanere, lottano con eroismo ogni giorno per sopravvivere e portare un messaggio di pace. Perché i cristiani, qui a Betlemme ed in tutta la Terra Santa, sono un collante indispensabile, un ponte che può contribuire a costruire un clima di pace tra palestinesi ed israeliani, così divisi, così sempre pronti ad ad una lotta fratricida, in cui si contano un numero impressionante di vittime da una parte e dall’altra.

Betlemme è prigioniera, e con esso anche il suo presepe e la minoranza dei cristiani che continuano a vivere qui. Sempre di meno, sempre piu’ in fuga verso Canada, Cile, Stati Uniti, per raggiungere le comunità di parenti. Eppure sui giornali locali viene riportata l’affermazione del Ministro per il Turismo Palestinese, che parla di segnali positivi, di ripresa del turismo a Betlemme. Quest’anno nella città c’è stato un incremento del 60% del turismo rispetto allo scorso anno e gli alberghi hanno registrato il pienone. Quindi, da una parte c’è la difficoltà del vivere quotidiano, dall’altra segnali  che fanno sperare in un cambiamento. Con i pellegrini, lascio la piazza festosa e caotica e mi addentro in una via solitaria che conduce alla grotta del latte, una delle tante grotte qui intorno, dove si rifugiavano i pastori al tempo di Gesu’.

Ci attendono delle deliziose suore di clausura, che ci fanno trovare un meraviglioso presepe, dove intonare i nostri canti natalizi e dove adorare Gesu’ Salvatore. Fa caldo qui, un leggero cappotto basta per coprirsi. Siamo in tanti, ma le suorine, con un tenero sorriso, ci hanno preparato, nel loro giardino, panettone e cioccolata calda.

Qui a Betlemme Gesu’ è nato anche per noi.

30 COMMENTI

  1. Che bell’articolo!!!!
    Non pensavo ci fossero giornalisti cosi’ seri con la voglia di lavorare anche durante le vacanze di Natale!!
    Sono realta’ incredibili che tutti dovrebbero conoscere, che bello!

  2. Ottima sintesi tra cronaca e riflessione sulla bellezza e la contraddizione del Natale nel territorio d`Israele!!
    Complimenti all`autrice!!!!!!!

  3. sono già stata in Israele ma quest’articolo mi ha fatto nascere il desiderio di ritornarci!
    è emozionante leggere un’articolo e sognare e vedere e sentire con le stesse emozioni di chi l’ha scritto!
    auguri e complimenti!

  4. Leggere questo articolo e’ stato come camminare al tuo fianco nelle vie di Betlemme.
    Ritrovo in queste righe la sofferenza di un popolo ma anche la Speranza che il Signore gli ha donato.

  5. Veramente un bellissimo articolo…toccante ma allo stesso tempo realistico, dolce ma contemporaneamente conciso…complimenti!!!
    Un felice Natale

  6. Ho sempre desiderato andare a Betlemme, soprattutto in occasione del Natale….una esperienza bellissima ed unica….e ne trovo conferma leggendo questa pagina…. bravissima l’autrice…!

  7. Le fedi sono più di una e coloro i quali le osservano ritengono di essere nel giusto. Rispetto per le osservanza di ognuno e magari partecipare al momento topico anche se da osservatori, può aiutare a compredere le ragioni altrui. Ho un rapporto particolare con la fede cristiana perchè non accetto quella che viene definita dalla alte gerarchie vaticane la real politick. L’articolo evidenzia le truppe sul campo che testimoniano con il loro lavoro più di tante cerimonie o parole. L’autrice soffusamente ci avvicina a queste realtà lievemente senza affondare od insistere troppo. Ne fa una narrazione che il lettore apprezza perchè appunto narra e non intende prevaricare o manipolare nessuno.

  8. HO letto e ho immaginato di esseri lì con te che salivi sul colle per festeggiare la natività di Gesù.Rifletto sul forte contrasto tra i soldati, le armi da guerra e le campane che suonano e annunciano una gioia ed una festa importante! Grazie a Maria Rosaria per averci raccontato di una Betlemme ricca di pellegrini in viaggio ,…un po’come i re magi!marta

  9. bello leggere ed emozionarsi, trovando in questo articolo tante annotazioni interessanti, spunti di riflessione e sentimenti.
    brava l’autrice, attendo il prossimo racconto di viaggio.

  10. Complimenti a chi ha scritto questo articolo, perché traspare tutta l’emozione e la calda partecipazione umana che deve aver provato. Io non vorrei rovinare la festa, ma credo che lo Stato d’Israele,nato a forza contro ogni forma di rispetto del popolo palestinese, reo soltanto di essere rimasto fedele alla loro terra, dovrebbe vergognarsi di festeggiare a casa sua il Natale. Pensi, piuttosto alla fascia di Gaza e a tutti quei poveretti, che hanno avuto ben pochi motivi per festeggiare.
    L’unico modo di onorare giorni come il Natale, sarebbe quello di ritirarsi da tutte le terre che loro hanno usurpato ai palestinesi. Fino a che questo non avverrà, si dovrebbero solo vergognare di parlare di Gesù e di feste.

  11. MARIAROSARIA sapevo che sei stupenda ma questo l’hai scritto col cuore veramente regale non potevano descrivere un articolo così meglio di te, mi sarebbe piaciuto essere lì con te complimenti, nonostante la serietà essistente del posto si sente il calore del cristianesimo, scommeto che ci ritorni ho sentito la tua emozione dallo scritto brava, brava

  12. Bellissimo , ma nello stesso tempo e triste .Si e’ triste vedere tanti pellegrini nella capanna di Gesu’ il nostro Salvatore ;e scorgere i soldati . Mi domando :Come tu puoi festeggiare quando sei pronto per uccidere Gesu’ e’ nato per unirci per una nuova rinascita all’Amore e alla fratellanza.
    Condivido il pensiero di Marco Bisogna festeggiare il Natale buttando via le armi e unirsi con un abbraccio dicensosi fratelli per sempre .

  13. tantissimi complimenti all’autrice, una capacità descrittiva e riflessiva impressionante…leggendolo sembra di essere li!continua cosi maria rosaria

  14. Compiacimento.A Maria Rosaria De Simone va il mio plauso per il brillante articolo scritto in terra d’Israele.
    Esso mette, brillantemente, in evidenza la reale situazione di quel luogo dove Gesù è nato per servire e salvare tutta l’Umanità… BRAVA!!!
    Tuo Padre.

  15. Grazie Rosaria per l’articolo.
    Ci hai fatto conoscere un Natale festeggiato in maniera diversa dalla nostra. Quello che più mi ha colpito, e rallegrato, è il fatto che si possa condividere tutti insieme, senza differenze di credo, un’esperienza che ha un significato Universale: la Pace.
    Il mio augurio per tutti è che si possano vedere sempre più spesso persone unite insieme per buoni propositi, e non solo a Natale!
    Siamo tutti uguali, abbiamo tutti gli stessi diritti e gli stessi sentimenti…
    Ciao, Maurizio

  16. Mi trovo in un luogo della Galilea, lontano dai frastuoni, isolato e con poca possibilita’ di accedere ad internet.
    Vi ringrazio di tutti i complimenti che mi hanno emozionato e che non mi aspettavo.
    Essere qui e’ un’esperienza incredibile, tra pellegrini e sacerdoti, missionari veri, che ogni giorno vivono in mezzo ai poveri la realta’ dei poveri. Qui si respira il clima delle radici cristiane. Eppure intorno il contrasto e’ impressionante…il clima incandescente, sempre teso, tra desiderio di pace e rancori atavici…spero di raccontarvelo…a presto e grazie.

  17. Un bellissimo e commovente ritratto del giorno di Natale a Betlemme. Dalle parole di Maria Rosaria traspare la speranza dei cristiani di una pace duratura, di una comunione tra popoli diversi, che ogni anno si affievolisce sempre di piu`,ma che non vuole morire.Complimenti!

  18. Attraverso articoli come questo molta gente puo’ conoscere ed in un certo senso vivere le realta’ di mondi lontani dal nostro come quello israeliano.
    Ancora complimenti

  19. Insieme alla mia famiglia ho vissuto al tuo fanco la notte fantastica di Natale ma sentirtela raccontare mi ha fatto ancora emozionare. Mi porto nel cuore tutto il mistero racchiuso in quella terra che ha visto attraverso gli occhi dei pastori l’amore di Dio fatto carne per la salvezza dell’umanità. Un caro saluto da tutti noi (Egidio, Mina , Francesco e Nadine)

  20. Questo sì che è un bell’articolo. Davvero.
    Quando non ci saranno più i cristiani perirà la speranza.
    Tuttavia, rimango fermamente convinta che non moriranno mai.
    Auguri e grazie di cuore.

  21. Giovanni Paolo II diceva che la Palestina non ha bisogno di muri ma di ponti e questo appassionato articolo mette assai bene in luce le contraddizioni e la bellezza di questa terra straordinaria, dove le tre grandi religioni monoteiste potranno convivere pacificamente solo riscoprendo quel “comportarci da fratelli” invocato con tanta forza dai padri conciliari e dove molti vorrebbero che tutto cambiasse salvo loro stessi. Grazie all’autrice per come ha saputo descriverci sfaccettature e chiaroscuri di una realtà più complicata di quanto si immagini, ma non per questo meno affascinante.

  22. Una terra che parla al cuore e della quale solo chi l’ha vissuta può capirne a pieno il fascino, le contraddizioni e l’importanza per i cristiani, gli ebrei ed i musulmani. Mi è sembrato di essere stato lì con l’autrice e di sentire meno la nostalgia di una terra alla quale sono troppo legato. L’ingresso stretto della basilica di Betlemme ci aiuta ad entrare con l’animo giusto nell’anno che entra. Accettare di non dover aver sempre ragione, essere un pò più piccoli ed umili e provare a piegarci ogni tanto alle esigenze di chi ci sta accanto, anche se ci “scomodano” un pò.

  23. bell’articolo…..complimenti….. ti fa entrare appieno nell’atmosfera….sembra quasi di essere lì…..bel messaggio di speranza!
    No comment invece per il messaggio religioso che si vuole tale ma che ormai risulta puramente folkloristico!!!!!!!

  24. Per cinque minuti sono tornato a Betlemme, rivivendo quelle emozioni che colpiscono e lasciano dentro tante domande ma anche tanta serenità.
    Questo articolo trasporta molto e lascia il desiderio ma anche la consapevolezza di una città murata la cui energia non può ancora sprigionarsi ma bensì è trasmessa ai soli visitatori del luogo.
    Ho passato alcuni giorni e visitato molti luoghi in Terra Santa. Tra i luoghi più belli e significativi c’è sicuramente la città di Betlemme. Non avevo mai letto una descrizione tale di questa città.
    Complimenti all’autrice.

  25. Salve professoressa ho letto il suo articolo e devo dire che lei è veramente BRAVA anzi no BRAVISSIMA, sapevo che gli piaceva scrivere e adesso ho una prova……Il suo articolo mi ha aperto gli occhi a questo magnifico paese ricco di religione,storia,cultura ecc. inoltre mi sono resa conto di quello che accade anche in altri posti non solo quello che succede in Italia…..comunque sono veramente felice di avere una professoressa come lei e mi dispiace anche per il fatto che quest’anno è l’ultimo che passiamo insieme, ho amato ogni suo argomento e mi ha dato la possibilità di conoscere ogni singola cosa non solo la religione ma anche situazioni che riguardano la vita quotidiana. LEI è UNA PERSONA SPECIALE E SONO FELICE DI AVER PASSATO 2 ANNI CON LEI.
    un bacio ELVIRA TORTORA 5B

  26. Abbiamo letto l’esperienza del natale passato a Betlemme, la descrizione molto chiara e sintetica ci ha permesso di capire una realtà molto difficile che sia pur ben nota a tutti, per via delle cronache quatidiane, ci appare comunque sempre lontana.
    Grazie alla tua esperienza ci è sembrato di stare lì, tra tante persone, con un’atmosfera di guerra, al momento sospesa, ma in un periodo così particolare come il natale! Sei stata coragggiosa e non vigliacca come noi che continuiamo a vivere una dorata realtà dimenticandoci i nostri vicini fratelli così abbandonati nelle loro problematiche. Grazie!

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