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Nelle mie mani c'è il potere di distruggere un uomo

di Anna Poli
Per il potere conferitomi dalla legge, o meglio dall’applicazione corrente di essa, io ho la facoltà di distruggere un uomo. Senza motivo. Ho la facoltà di svegliarmi storta una mattina, decidere che è arrivato il momento di avere una rendita facile, accollarla a una persona che non ha alcun vincolo con me e vivere per sempre felice e contenta. Ho la facoltà di pianificare un atto criminale, attuarlo e uscirne non solo incensurata, ma vittima e vincitrice al contempo. Vi spiego come.
Ho deciso di separarmi parecchi anni fa e in sede di separazione eravamo in tre: l’avvocato, il mio ex marito ed io. Tutti e tre concettualmente d’accordo su tutto: tempi totalmente paritari di frequentazione senza un calendario definito e mantenimento realmente diretto, cioè nessun capitolo di spesa, nessuna immotivata perequazione, solo “ognuno paga quando ha il bimbo con sé e tutto ciò che è divisibile per due in modo semplice (scuola o sport o regali di compleanno economicamente impegnativi, tipo la bicicletta) diventa extra e si paga insieme”. Eravamo tutti d’accordo, è vero, ma solo in linea di principio, perché non appena l’avvocato ha capito di che cosa io stessi realmente parlando è impallidito. “Guarda” mi ha detto “se mi fai scrivere una roba così, vi mandano gli assistenti sociali a casa subito. Bisogna prevedere quantomeno un assegno di mantenimento, anche se basso e un calendario delle visite. Per piacere, facciamo un Decreto che il Tribunale possa accettare poi voi fate come vi pare”.
grafica_sistemaStava di fatto dicendo questo: se nell’ambito di una separazione consensuale le parti sono concordi nel ritenere assurdo un assegno di mantenimento a fronte di tempi di frequentazione che saranno realmente paritari e di comune accordo chiedono di poter mettere per iscritto che questo assegno non venga mai versato da nessuno, non possono farlo. O meglio, è consigliabile che non lo facciano. Rischieranno infatti di vedersi recapitare a domicilio un paio di assistenti sociali in assetto da guerra. A fare cosa? Probabilmente a controllare una situazione che puzza. Come mai questa donna non vuole l’assegno? Cosa c’è sotto? E’ un caso di sudditanza psicologica? Cultura e intelligenza non sono neanche lontanamente prese in considerazione. La vera bigenitorialità, che dovrebbe essere la norma indiscussa, diventa un atto rivoluzionario e il sistema sbarra immediatamente la strada.
Nel Decreto è stato, dunque, previsto un calendario “di massima” in cui si dice che i genitori vedono il bambino un weekend a testa e il papà lo vede tre giorni infrasettimanali quando non ce l’ha nel weekend e due quando invece nel weekend sta con lui (di fatto, tempi paritari) e (udite, udite!) la corresponsione alla madre da parte del padre, a titolo di concorso al mantenimento del figlio, della somma di 200 euro mensili da versarsi il primo giorno di ogni mese bla bla bla.  All’epoca dei fatti abbiamo firmato e abbiamo continuato a fare come avevamo fatto fino a quel momento, e cioè come ci pareva e quell’assegno non è mai stato versato. Ora veniamo al mio potere, però, che è il discorso che mi interessa. Spesse volte raccontando questa storia mi sono sentita apostrofare con frasi del tipo: “che fortunati che siete! Eh, sai, quando si va d’accordo è tutto facile!”. Ma qui la fortuna qui non c’entra proprio niente. Tanto per cominciare perché andare d’accordo non è una fortuna ma una decisione precisa e intenzionale, in secondo luogo perché anche qualora si sia d’accordo, di fatto, il sistema ti impone l’adeguamento silenzioso alla sua follia. Non solo: è quello stesso sistema che ti consegna la spada per colpire.
donna_soldiProviamo a pensare insieme a cosa succederebbe se domani io decidessi di non andare più d’accordo. Per il potere conferitomi non tanto dalla legge, ma da come essa viene attuata per paura (di chi non mi è chiaro) o per indolenza, io domani posso intenzionalmente e legittimamente distruggere un uomo. Il sistema mi consente di impugnare il mio Decreto di separazione, rivendicare ogni assegno non corrisposto fino ad oggi, chiedere un aumento di quell’assegno non essendo stato esso commisurato a nessun reddito, il tutto mantenendo invariata la divisione effettivamente paritaria dei tempi di frequentazione, principio che dovrebbe di per se stesso obbligare a un mantenimento di tipo diretto. Non ho finito. Ho una perla per le femministe: io a febbraio ho perso il lavoro. Boom! Quindi dalla mia parte avrei anche l’aggravante di essere disoccupata, il che probabilmente porterebbe quell’assegno sopra le stelle.
Ecco quello che penso: nessuna legge, nessuna condotta, nessuno Stato dovrebbe permettere che il destino di qualcuno sottostia, come un condannato a morte, all’umoralità di qualcun altro. Nessuna condotta legale dovrebbe tutelare e addirittura incentivare (perché questo è ciò che avviene) la possibilità di compiere atti intenzionalmente vessatori nei confronti di chiunque, finalizzati al personale tornaconto di chi li mette in atto. Infine, nessuna legge in materia di separazione dovrebbe prevedere la possibilità di rivedere un Decreto senza che vi sia il minimo coinvolgimento pratico dell’interesse del minore. Il mio insensato potere è proprio questo: allo stato attuale, io posso rivendicare per me e nel mio unico interesse la corresponsione di quegli assegni e posso altresì chiedere che ne venga aumentato l’importo con la certezza già matematica in tasca, essendo io priva di reddito, che ogni richiesta mi verrà accordata, il tutto semplicemente scomodando il binomio passepartout che apre tutte le porte. “Vostro Onore, mi creda, tutto quello che chiedo lo chiedo solo nell’interesse del minore”. E il gioco è presto fatto. Così come il mio interesse. Non quello del minore.
donna_schiacciauomoPotrei piangere da disoccupata o potrei dire che da buona madre ho scelto di sacrificare la mia vita lavorativa per mio figlio, ma prima che una disoccupata e una madre sono una donna di cultura e di pensiero (che poi la differenza è tutta qui) e ritengo che, da qualsiasi prospettiva li si guardino, i problemi di cui sopra non siano in alcun modo riconducibili alle tasche del mio ex marito, in quanto noi individui “separati” e non “coppia”. Personalmente inorridisco di fronte alla deriva misantropica che la società sta prendendo, di fronte a una condotta a norma di legge che non contempla neanche lontanamente la parità, ma che anzi legittima e tutela la richiesta di privilegi e l’attuazione di vessazioni, di fronte a qualsiasi madre che davvero voglia provare a motivare l’idea di non ritenere la bigenitorialità il sacrosanto, indiscusso, unico, vero interesse del proprio bambino. Mi indigno perché nelle mie mani c’è il potere di distruggere un uomo, un potere illegittimo e immotivato. Un potere di cui mi è legalmente concesso abusare (anzi è il sistema stesso che letteralmente mi incita all’abuso), con l’ignobile garanzia che, in quanto donna, qualsiasi cosa io faccia, sarò sempre la vittima e mai la carnefice.

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