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COME ISOLE – Isolatevi anche voi assieme ad Angela Botta, Pier Maurizio Greco e Mauro Magni

“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del
continente, una parte del tutto; se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare,
l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a
mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa; la morte di qualsiasi uomo mi
sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la
campana: suona per te.
No man is an island entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the
main; if a clod be washed away by the sea, Europe is the less, as well as if a promontory were, as
well as any manner of thy friends or of thine own were; any man’s death diminishes me, because I
am involved in mankind. And therefore never send to know for whom the bell tolls: it tolls for thee.”
(John Donne, “Devotions upon Emergent Occasion”, 1624)
Dalla Londra del XVII secolo questa riflessione è approdata negli ultimi mesi in uno
spot per un noto marchio della grande distribuzione organizzata. Il brano, estrapolato da
un sermone di John Donne, è stato fonte di ispirazione nella letteratura anglosassone del
XX secolo: quella filosofica e spirituale di Thomas Merton che intitolò “Nessun uomo è
un’isola” il suo saggio più conosciuto, e il celebre romanzo di Ernest Hemingway, “Per chi
suona la campana”.
L’isola e l’isolamento sono anche al centro della ricerca di Angela Botta, Pier
Maurizio Greco e Mauro Magni, tre artisti che, senza saperlo e senza conoscersi, hanno
affrontato i medesimi contenuti quasi contemporaneamente, con tecnica e modalità
espressive diverse. Attraverso la pittura, la scrittura e la fotografia, i tre artisti propongono
differenti interpretazioni metaforiche del rapporto dell’essere umano con l’isola: l’assenza
di relazione, la ricerca di avvicinamento, il desiderio di fuga.
Nel corso dell’inaugurazione avranno luogo la lettura e l’azione performativa di
Angela Botta, che già nel suo libro “Il mio nome è Emily, come Emily Dickinson”, aveva
racchiuso la protagonista in una stanza-isola, una sorta di avamporto di percorsi interiori.
Ulteriore allusione al tema è presente nel video che ha ora realizzato, dove uno
scenografico uomo-isola, un suo dipinto di tre anni fa, fa da sfondo all’ombra e alla viva
voce dell’artista. Un viaggio di scrittura che andrà a fondersi con i lavori di Greco e Magni,
attraverso la Performazione, forma d’arte creata da Antonio Bilo Canella: “una forma
d’improvvisazione totale che avviene attraverso uno stato alterato di coscienza, porta
all’annullamento del concetto di soggetto, è un offrirsi al vuoto”. Angela Botta, allieva di
Bilo Canella e Alessia D’Errigo, farà dono di questa sua esperienza di ricerca cancellando
ogni elaborazione precostituita e preordinata per aggiungere in modo performativo e
quindi irripetibile, un apporto poetico ed emozionale alle opere esposte.
Pensieri di Maria Arcidiacono…
“Nell’allestimento scelto per la mostra, alcune tele di Pier Maurizio Greco
presentano delle tensioni verticali, inaspettate cesure, che irrompono in una parvente
serenità dell’orizzonte, talvolta infuocato, dalle tinte spiazzanti; un’alterazione delle cromie
reali, benché generate da visioni tutt’altro che fasulle: nate da viaggi per perdersi che si
tramutano in esperienza. Queste pennellate costruiscono un’illusione che non elimina
quella forma di gioco fra vicinanza e lontananza, le sue tele sono difatti figlie di desiderio
di isolamento e volontà di fuga, in luoghi trasformati da una successiva elaborazione
interiore. I paesaggi di Greco attraversano uno spazio intimo che, tramite meditate stesure
di colore, li converte in territori astratti; le stesse percezioni, cariche di suggestione, nei
suoi scatti in bianco e nero, si trasfigurano nuovamente, mitigandone drammaticità e
tensione emotiva. La distanza dell’isola, cercata, agognata come evasione imprescindibile,
non è mai banalmente in dissolvenza, non è un pigmento pittorico reso acquoso, è uno
spazio indefinito e sospeso, nitido nel suo dettaglio di rocce, sabbia, acqua stagnante in
edifici abbandonati e riecheggianti le voci delle vacanze. Anche qui, come nella pittura,
Greco invoca un naufragio necessario a creare un distacco, a ricostruire le condizioni di
uno sguardo sereno e autentico, una quieta risposta agli affanni e alle ansie quotidiane.
Il percorso di Mauro Magni ha visto l’artista sviluppare da tempo le aspre
contraddizioni dell’uomo contemporaneo, talvolta usando il linguaggio nella sua
espressione visiva puramente grafica, che, da narrazione o reiterazione di vocaboli, si
trasforma nel suo contrario, ovvero, l’assenza di comunicazione. L’isola di Magni,
maestosa o lucente di riflessi metallici, si lascia sommergere dal diluvio di parole e dati
che si assommano e ci vengono propinati senza farci mai raggiungere un sapere. Ma,
sebbene sia rappresentata in una condizione di totale estraneità dal resto del mondo e dal
proprio rapporto con ciò che la circonda, l’isola non perde la sua lucentezza. Anche in
aperto conflitto, in una guerra evocata da rovine abbandonate, come il naufrago che le
abita, resiste l’esortazione alla consapevolezza, alla preziosità di un sentire profondo, forte
e vitale. Nella realtà sempre più tossica di individualismo ed esclusione, l’artista solleva
una questione fondamentale chiedendosi e chiedendoci se la rete digitale e
l’iperconnessione facilitino davvero, per tutti e tutte, l’incontro con gli altri. Questa fasulla,
quanto presunta modernità che ci pretende in una connessione vicendevole è
diversissima dalla genuinità di una relazione e di ciò l’artista ne è pienamente conscio.
Magni, con la fluidità delle parole che traccia come gesso bianco sulla lavagna, ci
rammenta la libertà di cancellare e trascrivere nuovamente, per poter sciogliere in dialogo
quell’oscuro linguaggio dal codice impenetrabile, per ritrovarci in una solitudine costruttiva
e farci ‘arcipelago’.”
Info:
Martedì 23 ottobre alle ore 18.00
Inaugurazione della mostra “Come Isole”.
Associazione culturale TRAleVOLTE
piazza di Porta San Giovanni, 10 – Roma
(presso la Scala Santa)

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