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La rivoluzione tecnologica del cinema

Di Marco Milano

Voglia di cinema. Scatta una molla, tra un brindisi e l’altro, le sale si riempiono. Le brame dei cinefili vengono soddisfatte, con ri-passaggi televisivi di vecchi classici. La rimanenza lo diventa, per qualche giorno. Il cinema chiama, durante le feste, e non delude. Quasi mai, almeno per le aspettative in tono con lo spirito. E’ il caso delle uscite tradizionalmente dedicate ai più piccoli, più spesso preda di ex-ragazzi. I cartoni di Natale, signori. Che, pare, sono cresciuti parecchio. A decretarlo è un recente editoriale della rivista Science, dedicando un applauso a chi è dietro le quinte – ben nascosto.

Science si prende il fastidio di parlare di cinema: scienza e tecnologia sono ormai attori d’eccezione della settima arte.  “Cattivissimo me”, “Rapunzel”, “Megamind”, “Le avventure di Sammy”, la scelta di questo fine d’anno è ricca, soprattutto di contributi sempre più sofisticati. Evitando di fare spoiling – guastare la festa, per usare un termine caro ai cinefili della rete – le meraviglie degli ultimi film d’animazione usciti in sala, sono merito dell’applicazione mirata di fisica computazionale, vale a dire l’esecuzione di algoritmi per riprodurre movimenti e fenomeni fisici. Lo spiega, appunto, la pubblicazione dell’autorevole e storica rivista. Secondo Robert Bridson della British Columbia University “Grazie alle simulazioni numeriche, gli animatori ora possono rappresentare i movimenti dei capelli, dei vestiti, della pelle e dei muscoli, o del fuoco con un realismo incredibile – mentre qualche difficoltà la creano scene con simulazioni contemporanee di diversa scala, come le onde che creano vortici e mulinelli ma anche spruzzi”. L’editoriale di Science manda in brodo di giuggiole i cinefili un po’ nerd, svelando dettagli per niente scontati su come vengono realizzati gli effetti dei cartoon moderni.

Un moto di capelli, ad esempio, si ottiene sviluppando una precisa equazione che li tratta come un corpo fluido in movimento, anziché calcolare le collisioni tra molti oggetti. Per gli indumenti dei personaggi, si opta per la soluzione opposta, frammentandoli in tanti dettagli. Il realismo di fuoco e fumo, invece, passa per una strada ancora più complessa: una prima animazione in 3D fa da guida per animazioni bidimensionali relative a singole ‘fratture’ della scena, che vengono poi riunite. Non è però proprio una novità, in questa fine di decennio. Dare spazio a questi protagonisti nell’ombra, riunendo divulgazione scientifica e cinema, è magari un’interessante sorpresa. Questi risultati arrivano da un percorso non recentissimo, seppur accelerato ultimamente da necessarie competizioni in fatto di cinema.

Lo sviluppo dell’informatica ha reso possibile creare mondi immateriali, maneggiando bit e programmi, già in tempi non sospetti. E non sono stati rari i casi in cui le idee del grande schermo hanno visto oltre, prevedendo involontariamente l’evoluzione di altre idee o altre tecniche. E’ il caso di eXistenZ di David Cronenberg, uscito nel ’99, che in qualche modo anticipava l’idea dell’avatar – grande successo del 2010, col film omonimo di James Cameron. E dopo quasi 30 anni, il mondo virtuale immaginato in Tron ritorna in questi giorni con un sequel tra il commemorativo e il nostalgico, a confermare il successo di una storia a metà strada tra potenzialità scientifiche e fantasia.

Non basta un editoriale di Science per rendere onore a tutto il patrimonio disponibile di scienza e cinema. Ma la scena, in questi giorni, è tutta dei film d’animazione. Se qualche purista e affezionato storce un po’ il naso all’idea di un cartoon in 3D – e a ragione – si può sempre ricorrere ai cari vecchi “Asterix” o ai Disney tradizionali. Siamo di nuovo ad un giro di boa, c’è voglia di cambiare. Urge sognare. Sarebbe pur sempre un peccato rinunciare allo spettacolo in sala. Scientificamente garantito.

1 COMMENTO

  1. perdonate l’ignoranza; sono stato tacciato di fare spoiling in un forum perchè ho difeso, con pochi altri, le sorti di un film, SKYLINE, magari addentrandomi eccessivamente nella descrizione della trama; ma con questo termine inglese si intende appunto “guastare la festa”, cioè raccontare più del dovuto del film oppure difenderne, con un certo cinismo ed eventualmente dietro compenso da parte della produzione, le sorti attraverso commenti scritti lusinghieri allo scopo evidente di aumentarne gli incassi ? confesso che non lo so, ma alle ragazze carine che mi scioglieranno questo dubbio invierò un bacio virtuale e la mia foto.

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