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Geneticamente depressi


Tristi dopo le feste?
Tristi dopo le feste?

Di Francesca Lippi
C’era un famoso spot che rendeva molto bene quella depressione post-vacanza che tutti conoscono molto bene. Ma ciò che sembra semplice voglia di procrastinare il ritorno al lavoro o pigrizia, è vero e proprio stress e depressione che scaturiscono da motivazioni biologiche.
Il panettone è come l’aereo
E’ di questi giorni la notizia del risultato riportato dall’Università del Surrey. Non importa che si passino le vacanze a casa senza neppure fare una gita fuori porta: il rientro è sempre traumatico come se si fosse fatto il giro del mondo. Gli esperti britannici, dopo aver esaminato un gruppo di individui prima e dopo le  vacanze invernali, hanno riscontrato i tipici sintomi della sindrome ‘da rientro’ che si protraggono addirittura fino a due o tre settimane, stabilendo che questi somigliano al malessere tipico di chi ha attraversato il globo in aereo . Ecco allora che la definizione “jet leg sociale” coniata dai ricercatori inglesi, rende alla perfezione il tipico malumore del lavoratore che torna dalla sudata vacanza con la ‘luna storta’ e svogliato ancora di più rispetto a prima dell’inizio della vacanza. Fra i sintomi più o meno gravi vi sono spossatezza, sonnolenza, inappetenza, difficoltà di concentrazione, mancanza di energia e (ovviamente) sovrappeso. La colpa è sicuramente degli eccessi vacanzieri, ma pare che anche le aspettative che spesso si hanno peggiorano la situazione producendo al rientro frustrazione, delusione, aggressività, depressione ed irritabilità. “Si tratta di effetti collaterali delle vacanze – dice Victoria Revell, cronobiologa. Questi mandano letteralmente in tilt il nostro orologio biologico, proprio come se attraversassimo due fusi orari”. La soluzione? Basterebbe non poltrire troppo durante le vacanze e dunque “non alzarsi troppo tardi dal letto, non proprio come se si dovesse andare al lavoro, ma quasi”. Messa in questi termini non sembra nulla di troppo faticoso, se non fosse che c’è chi è andato in ferie completamente scarico e bisognoso di sonno: è probabile che costoro dopo la vacanza siano decisamente più stanchi di prima. Per colpa degli ormoni.
Rimettersi in moto
Secondo gli esperti non sembra che limitare i bagordi sia sufficiente poiché  bisogna comunque fare i conti con le ghiandole surrenali. Queste sono responsabili della produzione dell’ adrenalina e del cortisolo, ormoni tipici dello stress che hanno lo scopo di tenerci attenti e attivi e non solo nelle situazioni di emergenza. In caso di totale riposo, però, anche le surrenali ‘vanno in vacanza’, rallentando notevolmente il ritmo di produzione abituale. Ecco così che, al rientro, l’organismo non è pronto a reagire al rientro alla vita normale in famiglia e sul lavoro, rappresentando un ostacolo in quanto gli organi sarebbero costretti ad un ‘superlavoro’ per rimettersi in carreggiata. A questo vanno però sommati gli stati mentali ed emotivi generati dalla vacanza, che rendono la ripresa ancor più difficoltosa: “la combinazione di componenti fisiche e psicologiche – Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano – gioca un ruolo determinante nell’incidenza della sindrome da rientro”.

Depressi? Colpa di un gene
Depressi? Colpa di un gene

Geneticamente depressi
E intanto i ricercatori della University of Michigan hanno trovato nuove prove che i geni possano determinare la suscettibilità alla depressione. I risultati, pubblicati nell’Archives of General Psychiatry, scaturiscono da uno studio iniziato nel 2009. Già nel 2003 gli scienziati avevano annunciato di aver scoperto un legame tra un gene che regola la serotonina e la capacità degli individui di risollevarsi dai traumi emotivi.
Srijan Sen, medico e professore assistente di psichiatria presso la Medical School della University of Michigan, ha esaminato assieme al suo team di ricerca 54 studi a partire dal 2001 fino al 2010 con quasi 41.000 partecipanti. “Quando abbiamo incluso tutti gli studi pertinenti, abbiamo scoperto che la composizione genetica di un idividuo fa la differenza nel modo in cui poi risponderà allo stress”, dice Srijan Sen. L’analisi supporta i precedenti risultati secondo i quali le persone che avevano un allele corto su un particolare gene della serotonina e che avevano vissuto un momento difficile durante la loro vita, erano in grado di risollevarsi dal trauma rispetto a quelli con alleli lunghi. Quindi la variante breve del trasportatore della serotonina rende le persone più sensibili agli effetti delle avversità. “Questo – conclude Sen- ci porta più vicini alla possibilità di identificare gli individui che potrebbero beneficiare di interventi precoci o di trattamenti su misura”.

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