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Tra due vite: un viaggio con la "meglio gioventù"

Due vite una lettura-concerto, un reading nel quale due uomini, amici da sempre, raccontano parti di loro stessi e delle vicende vissute insieme negli anni ‘70, epoca in cui hanno condiviso l’esperienza di una comune urbana, a Roma: la Stelletta.  La struttura dello spettacolo consiste in un intreccio di parole immagini e musiche, dal vivo o registrate, miranti a restituire il significato e le emozioni che compongono due esistenze. Hanno collaborato il regista Roberto Giannarelli e le sceneggiatrici Simona Cancellara e Renata Crea.
Ne parliamo con i protagonisti: Mauro Buttiglione, sceneggiatore e Benedetto Parisi, documentarista e musicista.
Due ragazzi che si incontrano negli anni ’70 e si ritrovano su un palco con il desiderio di raccontarsi. Perché?
È forte il desiderio di coltivare la memoria creando così una continuità emotiva tra passato e presente. Come volere, dall’interno di una stanza buia, guardare dietro di sé una luce lontana che ancora riesce ad illuminare.
Chi erano Mauro e Benedetto? E chi sono oggi?
Se ce lo avesse chiesto allora non avremmo esitato a rispondere: due compagni. Tutto era più semplice da definire, più schematico, ma più chiaro. Ora gli anni e le esperienze, gli eventi storici e personali hanno reso estremamente complessa la risposta. Restano: l’amicizia e la voglia di rendere il modo più giusto ed umano.
La generazione degli anni’ 70, che rappresenta il punto di partenza di Due vite, quali valori e sentimenti porta con sé?
Qui possiamo rispondere come avremmo fatto allora: una serie di concetti apparentemente semplici al limite del banale, ma che appartengono per una buona parte del nostro paese a quei tempi lontani come la cima di una montagna. Concetti quali autenticità, condivisione, accoglienza, comprensione della diversità.
Due vite si presenta come un viaggio di due amici che vivono una quotidianità fatta di ideali e valori condivisi, due amici che credono nelle stesse cose e le costruiscono, con il desiderio di lasciare un’impronta. Come affrontano l’oggi alla luce del viaggio?
Il viaggio è tutt’ora in corso e ci sentiamo di dire, citando, che l’importante non è la meta, ma lo stesso viaggiare. Per fortuna ci sembra di scorgere, nel paesaggio intorno, qualcuno in grado di raccogliere il nostro messaggio, nipoti per esempio, che forse sono più figli per noi dei nostri stessi figli.
Nello spettacolo viviamo un intreccio di voci, immagini, tempi che si incontrano e a volte si sovrappongono in modo armonico. Tre parole accompagnano la scena: utopico, mitico, poetico. Questo campo semantico a cosa rimanda?
Utopico, mitico, poetico appunto. Tutto questo costituisce l’essenza dell’uomo. Niente di più.
Lo spettatore vive l’esperienza del teatro attraverso i propri occhi e con le emozioni che gli trasmettono gli attori. Quali sono le intenzioni degli attori e il messaggio che si vuole comunicare al pubblico?
Prima di tutto vogliamo specificare che non siamo attori, tuttavia con le nostre parole che noi stessi leggiamo per il pubblico vogliamo trovare o ritrovare dentro di noi quello che è stato il meglio degli anni ’70. Poi è un invito al pubblico: entrate in contatto con le vostre emozioni, spegnete i vostri smartphone, guardatevi in faccia, accarezzatevi. Siamo, siete umani.
Che significato ha per voi aver condiviso e messo in scena questa esperienza di vita e cosa riportate a casa?
Ci sentiamo di poter affermare che è un passaggio fatto insieme, un ulteriore importante nodo che contribuisce a rafforzare la nostra amicizia. SE PURE CE NE FOSSE BISOGNO.
di Alessandra De Gaetano
 
2 Vite – Benedetto Mauro tra le vite degli altri
Reading con parole, musica e immagini di Mauro Buttiglione e Benedetto Parisi
Domenica 1° marzo ore 18.30 – Teatro Arciliuto – Piazza di Montevecchio, 5- 00186 Roma
 

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