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Alla scoperta dell’arte di Michelangelo Pistoletto

Alla scoperta dell’arte del maestro Michelangelo Pistoletto,tra opere, manifesti, mostre e progetti di ogni tempo fino alle sue prime opere attraverso la ricerca sull’autoritratto.
Il contatto con l’ambiente pubblicitario, molto attento e ricettivo nei confronti dell’arte contemporanea, costituì per Pistoletto anche uno stimolo a seguire l’attività delle gallerie torinesi.
Pistoletto recepisce nelle ricerche degli artisti contemporanei, la necessità di trovare una risposta personale alle questioni esistenziali espresse nelle diverse correnti artistiche.
“L’arte rinascimentale è la base dell’evoluzione di tutto il mio lavoro. Ho veramente avuto una rivelazione di fronte alla Flagellazione di Piero della Francesca – opera che l’artista vede a diciotto anni, in una visita assieme al padre a Palazzo Ducale di Urbino – All’epoca c’era il conflitto tra astrazione e figurazione. Era la grande discussione, il grande dibattito del momento”.
Pistoletto trova nella pittura figurativa una via più consona alla propria formazione e cultura, l’autoritratto è lo strumento che individua per rispondere a tali esigenze e in esso concentra la sua ricerca e produzione. Con un autoritratto infatti, Pistoletto inizia la sua attività espositiva, nel 1955, presso il Circolo degli Artisti di Torino, dove il padre presentava abitualmente i propri lavori. Tra il 1956 e il 1958 dipinge autoritratti di grandi dimensioni, fra l’astratto e il materico, in cui il viso occupa l’intera superficie della tela. Nel 1957 realizza due autoritratti, Sacerdote e Il santo, sempre di grandi dimensioni, ma in cui il volto non occupa più tutta la tela e che presentano evidenti riferimenti all’iconografia cristiana. Entrambe le opere sono pubblicate sulla rivista “Presenze”, edita dallo stesso Pistoletto e un gruppo di giovani artisti e intellettuali torinesi. Sullo stesso numero di questa pubblicazione compare uno scritto di Pistoletto incentrato sulla situazione dell’arte astratta dell’epoca, sul pericolo di una sua riduzione a sterile formalismo e sull’importanza di recuperare l’essenziale funzione sociale e spirituale dell’arte.

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