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Un cuore e cuore è cuore

Viviamo in un’epoca dove un linguaggio meticcio e assente di cultura si affida alla casualità delle parole. La bontà, la malvagità, la slealtà tutto ciò che si è soliti intendere con il termine “indole”, oggi ha perso di significato.
Pensiamo alla parola “cuore” alla quale ci si richiama in modo retorico per esprimere un sentimento, esattamente come la parola amore che viene usata con molta disinvoltura nei gerghi comuni per rapportarsi con il prossimo anche se non si è amanti reali.
Per farvi comprendere, si cita spesso il cuore inteso come concretezza e verità di un sentimento, citandolo a volte come fosse un luogo:
“Sei duro di cuore”, “Questa cosa mi sta a cuore” , “Mi viene dal cuore” , “è stato per me un colpo al cuore” o “il mio cuore sanguina”.
Ma chi può realmente leggere nel cuore di una persona? O capire realmente cosa ha nel proprio cuore?
Chi?
Potremmo continuare con questo elenco di truismi insinceri che si riferiscono al cuore all’infinito. Si può usare come placebo per sedare un discorso dall’uso della logica.
Nel linguaggio comune il cuore è sempre posto simbologicamente in contrapposizione alla testa. La testa (intesa come logica di pensiero) caratterizza la conoscenza la realtà, il cuore l’animo più sentimentale e l’irreale se posto in un discorso privo di significato amoroso (a meno che ne sia specificato l’uso in senso metaforico).
Allora il linguaggio diventa ingannevole quando è alla ricerca di simboli in grado di gratificarne il proprio incontenibile antropocentrismo che gli impedisce di esprime e captare il vero senso di una parola, la fonte principale, strumento onesto di una comunicazione reale.
*Copertina
Tavola serie “Cardio Anime”
by Lara Ferrara

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