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Ogni volta che smettiamo di pensare la normalità pensa per noi: intervista a Francesca Maria Salerno

Cos’è la normalità? Quando tutto sarà finito come ne usciremo? La quarantena ci cambierà davvero? Quali sono gli strumenti a disposizione per la mente e il corpo che possiamo utilizzare per sopravvivere e uscirne migliori?
Ne parliamo con Francesca Maria Salerno, dottoressa in Psicologia, insegnante di meditazione vedica e mindfulness e yoga himalayano Sattva Yoga, fondatrice del centro Sattva Roma.
Si continua a dire che torneremo alla normalità, ma siamo sicuri che sia un bene?
Intanto dobbiamo comprendere che la normalità è un concetto molto labile.
Quello che te e per me può essere normale non lo è per una persona che abita  in un’altra zona geografica del mondo oppure appartiene ad un’altra cultura.
Quello può sembrarci normale e lo reputiamo tale, dovremmo sempre avere la forza d’animo di metterlo in discussione e cercare di non assopirci e assuefarci ad esso. Il “normale” non è esiste è soltanto un concetto molto pericoloso, e per il quale molta sofferenza viene inflitta giornalmente.
Normale avere figli? Normale avere un pasto caldo? Normale prendere la macchina tutti i giorni per andare nel luogo di lavoro distante solo un paio di chilometri? Normale passare accanto a chi soffre senza accorgercene?  Normale acquistare in una busta di plastica un pezzo di animale macellato che non ha mai camminato in un prato? Cosa è normale?
Quando ci diciamo o diciamo: “è normale che sia così” dovremmo sempre essere molto attenti a non addormentarci, interrogandoci  sempre se un concetto è valido soltanto perché è condiviso per più persone lo rende accettabile.
Qual è la sfida?
La vera sfida è rimanere vigili e modificare il concetto di “normale” con quello dinamismo evolutivo.
La vera sfida a mio avviso è quella di sviluppare intelligenza autonoma e riuscire a discernere realmente la realtà delle cose  dalla cosiddetta “normalità”.
Ogni volta che smettiamo di pensare perché la normalità pensa per noi, ci siamo allontanando da un fondamentale diritto dell’essere umano:  la sua libertà di pensiero e discernimento.
Oggi stiamo assistendo ad un fenomeno epocale, la così- detta “normalità” condivisa per molti cittadini del mondo (ma non per tutti, ricordiamoci che sia tu che io apparteniamo ad una piccolissima fetta di popolazione privilegiata del pianeta terra e abbiamo codici di normalità molto specifici), è messa in profonda crisi e ribaltamento.
Questo ribaltamento  e messa in discussione ci costringono a ripensare il concetto di normalità, e se ci si immerge a fondo in questa opportunità, può essere l’inizio della creazione di un nuovo paradigma di normalità grazie ad un riassestamento e ripensamento dei valori.
Non è detto che accadrà per forza per tutti. Se questa situazione durerà abbastanza a lungo lascerà una traccia di “interruzione della normalità” che non potrà che avere grandi benefici a livello umano e spirituale,  riconsegnandoci una più profonda gratitudine, umiltà, e rispetto.
Una delle più grandi problematiche di questi tempi è la perdita della dimensione interiore, e questo momento può forzarci a riconquistarla.
Bisogna anche dire perché che anche se il cambiamento avvenisse, è importante che sia però sostenuto da una pratica e costante intento a rinnovarsi e migliorarsi e quindi rimanere vigili anche  quando questa grande crisi passerà senza il desiderio di precipitarsi subito nelle abitudini passate.
Come possiamo difenderci dal rumore delle notizie spesso devianti?
Il modo migliore sarebbe cercare di sentire meno notizie possibili, e limitare il tempo in cui siamo online o guardare la tv. Molte delle catastrofi che vediamo sono solo sugli schermi e non nelle nostre vite. Se osservi adesso dove sei, può essere che ti trovi in uno spazio di moderata serenità. Gli scenari descritti dai media a volte tendono a portarci in una dimensione mentale che non esiste. E’ giusto rimanere informati, ma mantenere una forte centratura con la propria realtà e momento presente.
Importante anche resistere alla tentazione di postare o condividere suoi social e per messaggi individuali, informazioni in maniera automatica senza prima convalidarle. Sono necessarie intelligenza e attenzione costanti e abilità di mettere a freno la voglia di avere a tutti costi un opinione su quello che sta succedendo.
La caratteristica “deviante” delle notizie, dipende anche da quanto noi siamo “deviati”, nel senso che lo stato di coscienza con il quale ci avviciniamo all’informazione impatta la modalità con la quale riceviamo tali informazioni.
E’ importante anche sapere che la nostra mente prende la forma dei contenuti ai quali è esposta è importante perciò cercare di nutrirla con molta attenzione altrimenti ci ritroveremo a pensare qualcosa senza necessariamente volerlo.
Quale atteggiamento consiglia?
Il consiglio è di fare riferimento soltanto ad informazioni che provengono da fonti certe come ad esempio gli istituti nazionali di sanità pubblica ed i siti del ministero della salute. Se non si è esperti di un settore bisognerebbe lasciare tali dati agli esperti e non fingerci esperti, è assolutamente inutile riempirsi di dati statistici se non si è statisti, dopotutto è una situazione ancora in divenire e non possiamo trarre conclusioni.
Come individui è importante mantenere la quantità di informazioni alle quali si è esposti limitata, ed agire in maniera intelligente non diffondendo informazioni che possono creare panico oppure isteria inutilmente, rischiamo altrimenti di cadere in un “info-demia”  oppure in teorie fantasiose basate sulla tendenza insita in ogni essere umano di voler controllare la realtà in momenti di incertezza.
Affidiamoci, portiamo pazienza e rimaniamo nella semplicità.
Il consiglio, ripeto: meno notizie possibili e quelle poche da fonti il più attendibili possibili.
Invito anche a sostituire il tempo online e alla televisione con momenti di consapevolezza, di connessione, semplicità, riflessione, connessione ad una dimensione più rilassata e semplice. E’ un gran momento per dedicarsi a sé e fare un resoconto della propria vita per potersi meglio orientare.
Come può aiutarci la meditazione?
La meditazione ci aiuta a trovare il centro di chiarezza interiore dal quale discernere.
Ci aiuta a calmare il sistema nervoso, curare ansia e depressione, stabilire chiarezza, guarire le infiammazioni, alzare il sistema immunitario. Tutti dati scientifici e dimostrati da centinaia di ricerche. Mi chiedo perché in Italia ancora tante persone non meditano ancora, ma presto ci si accorgerà dell’importanza sostanziale di questa “pratica” che regala immensi benefici.
Meditazione è “cura”, con essa impariamo a diventare sempre più autonomi dai movimenti automatici delle nostre emozioni, e dalle reattività e ripetizioni inconsce, e piano piano ritroviamo una più profonda serenità e Benessere. La meditazione non è gratuita,  è necessario da parte di chi si avvicina a questa pratica un impegno e dedizione e soprattutto un intenzione a voler cambiare profondamente il proprio rapporto con se stesso e ristabilire nuovi parametri di relazione con l’altro e con le proprie scelte e azioni.
Come possiamo imparare a meditare?
Per imparare a meditare ed avere costanza (la chiave fondamentale) è importante inizialmente essere indirizzati da una guida. Non si impara sui libri, né tantomeno su un video, oppure improvvisandosi e pensando che meditare sia come passeggiare oppure dipingere. Così facendo c’è il rischio di non sapere cosa si fa e creare molta più confusione.
Consiglio perciò di affiancarsi per i primi due mesi (8 settimane è provato il tempo minimo perché si stabilizzi questa pratica) ad una guida esperta, e per ciò intendo chi ha una pratica stabile da anni e non chi ha fatto un corso di un mese oppure ha letto molti libri sulla meditazione.
La meditazione è uno stato di coscienza, che può essere insegnato soltanto da colui o colei che ne hanno uno stabile e quotidiana esperienza.
Una volta compreso come meditare, e superate le iniziali e a volte tortuose resistenze alla meditazione ed auto-sabotaggi comuni a tutti, nei quali da soli è facile cadere,  è possibile procedere autonomamente e diventa un abitudine alla quale non si può rinunciare.
E’ molto utile poi successivamente, mantenere un contatto con un gruppo di meditazione ed un insegnante  e può essere di aiuto e sostegno alla pratica per confrontarsi e scambiarsi esperienze sempre nuove. La meditazione poi diventa un processo di continuo svelamento e miglioramento di noi stessi.
Cosa possiamo imparare davvero da questa esperienza?
Possiamo imparare da ogni esperienza. Ci è data sempre questa possibilità e non dovremmo mai dimenticarcelo. Purtroppo è facile adattarsi ed rimanere immersi nelle proprie comodità anche se a volte disfunzionali, e smettere di imparare dalle esperienze e dare la vita per scontata. Ci vuole uno sforzo continuo per rimanere connessi all’esperienza e coinvolti pienamente ed attivamente in ogni evento con volontà di imparare e migliorarsi senza abbattersi e cadere nel vittimismo o nel lamento.
Imparare a volte è accompagnato da una dose di “sacrificio” e non tutti sono disposti a fare questo sforzo, è questo il motivo per il quale il cambiamento  può creare nella maggior parte delle persone una grande resistenza e volontà a restare con le cose così come sono.
Si impara soltanto nel dis-confort non si impara standosene comodi.
Possiamo imparare prima di tutti da questa particolare ed epocale esperienza che siamo in un corpo fragile e che la vita è molto precaria e che può essere improvvisamente messa a rischio, anche da un nemico così invisibile come un virus.
Viviamo nello sconosciuto e nell’imprevedibile e ci comportiamo come se potessimo controllare ogni cosa, ma purtroppo e per fortuna non è così.
La qualità che possiamo coltivare e imparare e che ci porteremo con noi per sempre grazie a questa crisi che non può essere assolutamente sprecata è l’adattabilità.
Rimaniamo fluidi, adattiamoci, cerchiamo di dare di più invece che di pretendere sicurezza illusoria, e guadagneremo per sempre la capacità di navigare nell’incerto e coltivare immensa gratitudine e reverenza per il mistero della vita.
Possiamo fare tutto questo, oppure aspettare che passi questo “brutto momento” e far finta di nulla. Dopotutto, ogni cosa prima o poi tornerà come era, ma vogliamo veramente che torni come era? L’unico modo per cambiare qualcosa, è cambiare la percezione che noi abbiamo di ciò che accade e raffinare il nostro strumento di percezione con la realtà.
Per questo le pratiche che lavorano con corpo, mente, emozioni, delle tradizioni antiche come lo yoga e la meditazione sono oggi più che mai di fondamentale importanza a livello individuale e collettivo affinché ogni persona possa migliorare sostanzialmente la sua esperienza di vita e così facendo anche migliorare la collettività e magari evitare in un futuro tanti errori che oggi sembrano inevitabili a livello collettivo, globale, politico ed economico.
di Mario Masi
Pics credit Matheus Bertoni

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