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Alberto Giacometti in mostra al m.a.x. di Chiasso

Riparte il m.a.x. museo di Chiasso, dal 9 giugno 2020 al 10 gennaio 2021, con la mostra di Alberto Giacometti (1901-1966), uno fra i più rilevanti artisti del XX secolo.
In esposizione oltre quattrocento fogli, tra xilografie, incisioni a bulino, acqueforti, litografie, matrici e numerosi libri d’artista.
Una mostra, curata da Jean Soldini e Nicoletta Ossanna Cavadini, che presentano il corpus grafico dell’artista svizzero in un ambiente creativo raccontato anche dalle suggestive fotografie realizzate dall’amico Ernst Scheidegger che dal 1943 ha documentato con immagini e filmati l’attività artistica e la vita privata di Giacometti. Insieme a lui anche la fotografa ticinese Paola Salvioni Martini che lo conobbe all’inizio degli anni Sessanta.
Una rassegna rappresentativa che documenterà la straordinaria padronanza di Giacometti nelle varie tecniche grafiche, dalla xilografia all’incisione a bulino, dall’acquaforte alla litografia. Sebbene sia conosciuto soprattutto come scultore e pittore, Giacometti realizzò anche molte incisioni, espressione di una profonda ricerca artistica.
Infatti Giacometti vedeva nel disegno e nella sua trasposizione sulla matrice, il fondamento estetico e concettuale su cui costruire le sue opere pittoriche e plastiche.
Chi era Alberto Giacometti?
Alberto nasce nel 1901 in Val Bregaglia, nella Svizzera italiana. Figlio del pittore Giovanni Giacometti, dopo la frequentazione della scuola d’arte di Ginevra e alcuni viaggi di studio in Italia, elegge Parigi sua città di riferimento senza mai dimenticare Stampa, il luogo degli affetti familiari dove conservò sempre un atelier oltre a quello più noto di Rue Hippolyte-Maindron, vicino a Montparnasse. S’iscrive all’Académie de la Grande-Chaumière che frequenta tra il 1922 e il 1925. Intanto, entra in contatto con l’arte neosumera, africana, precolombiana, con l’opera di Costantin Brancusi, Raymond Duchamp-Villon, Henri Laurens, Jacques Lipchitz, André Masson. Continua il suo interesse per l’arte egizia che già lo aveva colpito nel 1920 al Museo archeologico di Firenze. Subisce il fascino del Cubismo per aderire poi al movimento surrealista con le sue libere associazioni erotico-poetiche. Nel 1930 espone con Jean Arp e Joan Mirò nella galleria di Pierre Loeb a Parigi. Conosce intellettuali come Louis Aragon, Georges Bataille, Michel Leiris. Giacometti torna poi a dare preminenza alla figura umana; nelle opere di questo periodo sviluppa una ricerca quanto mai originale, che ha il suo perno nell’apparenza che è il nocciolo come lui stesso afferma. L’esistente gli si manifesta con una violenza che trova nell’essere umano la sua espressione più chiara determinando un rapporto inedito con spazio e tempo. Prossimo e autonomo rispetto a personaggi di primo piano come Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Samuel Beckett, Giacometti continuerà incessantemente le sue ricerche, anche negli ultimi anni della sua vita. Nel 1962 otterrà il Gran Premio della Scultura alla Biennale di Venezia e tre anni dopo il Grand Prix des Arts a Parigi. Sempre nel 1965, il Museum of Modern Art di New York gli dedicherà una mostra antologica.
Alberto Giacometti muore a Coira (Svizzera) nel 1966.
La mostra è organizzata grazie ai prestiti della Fondation Giacometti di Parigi, della Alberto Giacometti-Stiftung di Zurigo, della Fondation Marguerite et Aimé Maeght di Saint-Paul-de-Vence (Francia), del Museo d’Arte dei Grigioni di Coira (Svizzera), del Museo Ciäsa Granda di Bregaglia (Svizzera), della Fondazione Marguerite Arp di Locarno (Svizzera), della Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” di Milano, della Galerie Kornfeld di Berna (Svizzera), dell’Alberto Giacometti Museum di Sent (Svizzera), ed anche di molti prestigiosi collezionisti privati.

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