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Museo Egizio in pericolo: danneggiate due mummie

Di Valentino Salvatore 

In questi giorni convulsi la popolazione egiziana sta scendendo in piazza per chiedere diritti e libertà con le dimissioni di Hosni Mubarak, presidente dell’Egitto ormai dal 1981. Ma gli scontri, i disordini e la mobilitazione generale si stanno rivelando un serio pericolo per l’inestimabile patrimonio archeologico egiziano, che ha attraversato millenni di storia.   

La difficile sorveglianza  da  parte dell’esercito ha dato l’opportunità a bande di saccheggiatori di razziare il Museo Egizio del Cairo, che contiene la più completa collezione di reperti archeologici dell’antico Egitto di tutto il mondo. Le immagini mostrate dalle tv arabe e rimbalzate in Occidente sono eloquenti: vetrine rotte e oggetti antichi gettati a terra o in frantumi. Ma non manca l’intervento spontaneo dei cittadini, anche in questo momento di marasma politico e sociale. Un cordone di dimostranti si è schierato davanti all’ingresso dello stesso museo, per proteggerlo dal saccheggio. 

«Siamo egiziani e questo è il nostro museo», hanno dichiarato i cittadini presenti, «Resteremo qui, chiediamo all’esercito di venire il prima possibile, non ce ne andremo finché non arriveranno dei soldati». Il museo è tra l’altro vicino alla sede del Partito Nazionale Democratico di Mubarak, già data alle fiamme. Ma i manifestanti l’hanno protetto, schierandosi a centinaia in una catena umana tutto intorno. Sono quindi arrivate le attese camionette dell’esercito, che ora presidiano l’area. Polizia e gente comune sono impegnati insieme a proteggere il museo dagli assalti dei vandali, che hanno scavalcato i cancelli e le recinzioni. Ad avvertire la polizia, il regista Khaled Youssef, che ha visto le fiamme appiccate dai ladri: «Non potevamo lasciare che la storia finisse in cenere o trafugata da qualche banda di saccheggiatori». Anche in piazza Tahrir, luogo simbolo della protesta, i manifestanti lanciano l’appello contro i saccheggi ai musei. «Non siamo come a Baghdad!», ha urlato un giovane. Importante per non tenere viva l’attenzione sulla salvaguardia dei tesori egizi anche la mobilitazione a livello internazionale del mondo della cultura. 

Il museo nazionale del Cairo raccoglie infatti un patrimonio preziosissimo e ingente: circa 136mila reperti, senza contare le parecchie altre migliaia giacciono nei magazzini. Fiore all’occhiello, i tesori del faraone Tutankhamon, scoperti nel 1923 dall’archeologo inglese Howard Carter nella Valle dei Re. Nonché materiale dell’Antico, del Medio e del Nuovo Regno, fino al periodo ellenistico e romano, a coprire migliaia di anni di storia. Zahi Hawass, responsabile di quei tesori in qualità di segretario generale del Consiglio supremo per le antichità egizie, che si è recato al museo dopo i disordini, si è detto «profondamente dispiaciuto». I vandali, fa sapere l’egittologo, hanno strappato le teste a due mummie e danneggiato una decina di piccoli reperti. Spogliato com’era prevedibile il negozio di souvenir. Le forze dell’ordine hanno però arrestato una quarantina di persone, colte in flagrante mentre spaccavano vetrine per tentare di trafugare oggetti dal museo, soprattuto gioielli. 

I saccheggi però non sono ancora cessati. Proprio oggi ad Al Qantara, nei pressi di Suez, il locale museo archeologico è stato è stato preso di mira. Su 3000 pezzi, la maggiore collezione del Sinai, molti trafugati e danneggiati. Intanto dopo l’assalto al museo del Cairo, la zona delle Piramidi è stata chiusa al pubblico. Una storia questa che speriamo non diventi come quella della biblioteca di Alessandria, illustre centro da cui irradiava la cultura ellenistica e fucina di filosofia e civiltà. Ma il cui patrimonio è andato perduto per sempre a causa di conquistatori avidi e religiosi settari.

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