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Vi sveliamo i misteri di Torino città esoterica

Torino città della Mole Antonelliana,il più importante museo del Cinema d’Italia, e di uno dei musei egizi più apprezzato al mondo.
Ma lo sapete che Torino è anche la città più esoterica d’Italia?
Lo stesso Giorgio De Chirico definì la città come “la più profonda, più enigmatica, più inquietante, non d’Italia ma del mondo”. Forse avrà esagerato, ma c’è qualcosa di Torino che non lo si afferra immediatamente.
Sicuramente sono molti gli elementi che hanno alimentato questa teoria: le leggende sull’origine della città, lo studio delle linee sincroniche, l’interpretazione “esoterica” e “massonica” dei monumenti. Le origini di Torino risalgono al tempo degli egizi. Fu fondata infatti da Fetonte, figlio di Iside dea della magia, che decise di collocare qui, dove si incontravano i fiumi Dora e Po, un centro di culto al dio Api che gli antichi egizi rappresentavano con le sembianze di un toro.
Una città che è stata da sempre luogo di interesse per tutto ciò che riguarda l’alchimia e l’arte divinatoria. Torino è stata visitata da grandi alchimisti come Nostradamus, Conte di Saint Germain, Cagliostro e Fontanelli. Proprio a Torino, nel 1903, nacque Gustavo Adolfo Rol, uno dei più importanti e controversi veggenti e sensitivi della storia.
Secondo le teorie esoteriche, la Torino magica è suddivisa in due zone, una bianca e una nera. La parte “bianca” e positiva della città ha il suo cuore in Piazza Castello (dove si trova la Sindone nel Duomo, la Grande Madre e la Mole Antonelliana). La zona “nera” invece si colloca in Piazza Statuto, il cuore nero della Torino magica, esattamente a Ovest dove tramonta il sole. Inoltre la città è percorsa da due fiumi: la Dora, con connotazione femminile, e il Po, maschile. Questi due fiumi, con il loro scorrere sotto la città, porterebbero correnti energetiche opposte, quelle positive da un lato e negative dall’altro.
Abbiamo poi la teoria delle linee sincroniche della comunità di Damanhur, che attesta l’esistenza di flussi di energia che circonderebbero e attraverserebbero il nostro pianeta conferendo tratti “magici” a determinate zone, come nel caso di Torino o Praga. Coloro che non credono a questa versione magica e misteriosa di Torino, attribuiscono questo appellativo ai disastrosi rapporti tra la curia romana e la famiglia Savoia, soprattutto durante il Risorgimento, quando la città venne definita come “diabolica” per il suo atteggiamento anti-clericale.
Vi diamo una facile mappatura di alcune tappe fondamentali per un tour “esoterico” della città. Partiamo da Piazza Statuto prima imperdibile tappa della Torino magica.
Storia e leggenda si intrecciano in un’interpretazione oscura di questo luogo. Gli antichi romani infatti avevano collocato in questa zona della città la necropoli e la vallis occisorum, ossia il patibolo dove venivano giustiziati i criminali. A Ovest, dove tramonta il sole e predominano le tenebre, queste potevano essere le uniche attività possibili. Sotto il laghetto della fontana, posta al centro della piazza, troviamo lo snodo centrale delle fognature che, nell’antichità, venivano chiamate “cloache” ossia “bocche dell’inferno”. Tutti elementi che aggiungono connotati negativi al luogo.
La fontana posta al centro, dedicata alle vittime del traforo Frejus, sembra rappresentare l’apice della negatività. L’interpretazione esoterica e massonica del monumento evoca la commemorazione di uomini che sacrificarono la propria vita in onore della scienza e della tecnologia. Tutto il complesso non è rivolto in direzione del Frejus, ma piuttosto verso la Torino Bianca, quindi verso la luce. La figura principale della fontana, un angelo con una stella a 5 punte sulla fronte, viene spesso identificato con Lucifero, stella della luce.
Poco lontano da Piazza Statuto, troviamo quel luogo identificato tradizionalmente come “Rondò della Forca”, collocato al punto d’incontro tra corso Regina Margherita, corso Valdocco e corso Principe Eugenio.
Nella realtà dei fatti, il nome “Rondò della Forca gli è stato attribuito a causa delle esecuzioni capitali che qui avvennero dal 1835 al 1853, quando furono spostate in Piazza San Carlo e Piazza Vittorio Emanuele, poiché il luogo era vicino alla prigione ed era abbastanza grande da poter accogliere più spettatori possibili. Era un luogo buio, con lunghi pini che facevano ombra, in aperta campagna. Oggi all’angolo con Corso Regina Margherita è possibile ammirare una statua, eretta nel punto esatto in cui una volta c’era il patibolo, dedicata a San Giuseppe Cafasso, prete che sosteneva spiritualmente i carcerati e condannati a morte.
A brevissima distanza,troviamo poi la dimora dell’ultimo boia della città, Piero Pantoni.
Ma Torino magica possiede anche un capitolo dedicato alla massoneria. Ci spostiamo in Piazza Solferino dove una fontana in bronzo racchiude in sé la cultura massonica. La Fontana delle Quattro Stagioni fu commissionata da un ministro di Casa Savoia, il Grand’Ufficiale Pietro Bajnotti, per ricordare i genitori defunti.
La fontana avrebbe dovuto essere realizzata in stile gotico medioevale ed essere collocata in Piazza San Giovanni davanti al duomo. Ma così non avvenne, forse perché impiegarono troppo tempo a realizzarla o a causa di quelle simbologie troppo spinte che poco andavano d’accordo con il luogo.
La fontana, ricca di simbolismi, sembrerebbe infatti avere un significato più profondo dedicato agli iniziati massonici. L’interpretazione più accreditata è che la fontana ricostruisca quello che è il percorso interiore dell’iniziato per arrivare alla vera conoscenza. Ci sono quattro statue che raffigurano le quattro stagioni, due femminili (primavera ed estate) e due maschili (autunno e inverno). Quest’ultime in particolare vengono identificate con i giganti Boaz e Jaquin, sostenitori delle colonne d’Ercole, che metaforicamente rappresenterebbero il primo step che l’iniziato deve compiere per completare il percorso massonico.
Il Palazzo Trucchi di Levaldigi fu costruito dal ministro delle Finanze di Casa Savoia e, mentre in passato fu sede della Reale Fabbrica dei Tarocchi, oggi ospita un istituto bancario (per precisione la BNL). Il portone venne colpito nel 1675 a Parigi ed è ricco di motivi decorativi floreali al cui centro però appare il volto del diavolo e due serpenti. Sono molte le teorie e le leggende su questo luogo. Il portone infatti fu fatto installare in una notte, alimentando così leggende come quella che fosse opera del diavolo.
L’edificio fu teatro di eventi negativi e misteriosi quali delitti irrisolti.
Uno di questi avvenne nel 1790, durante una festa di gala in cui una danzatrice venne pugnalata fino alla morte senza che si scoprisse il colpevole o si trovasse l’arma. Successivamente, agli inizi dell’Ottocento, un soldato che era in possesso di documenti segreti entrò all’interno e scomparve nel nulla. Solo vent’anni dopo si trovarono i suoi resti in un’intercapedine. Con questi due delitti, è facile immaginare le storie di fantasmi che si sono create intorno al palazzo.
La magia a Torino si nasconde anche tra i palazzi, soprattutto nella zona di Via Alfieri, dove si scorgono numerosi simboli esoterici. In Via Lascaris, davanti all’edificio di una banca che un tempo era sede di una loggia massonica, si osservano sul marciapiede due fessure a forma di occhi che servivano per fare luce ai locali posti nel piano interrato. La tradizione identifica le due fessure con gli occhi del diavolo.
Queste alcune tappe interessanti di una città ammirata e oggetto di grande considerazione nel corso del tempo, Torino divenne nel XVII secolo una delle mete del gran tour, una moda in voga tra i ricchi esponenti dell’aristocrazia europea, che consisteva in viaggi dalla durata indefinita e a scopo didattico, attraverso i luoghi più celebri dell’Europa continentale. Parve allora opportuno ai Torinesi istituire un’organizzazione che si occupasse specificatamente di turismo, con tanto di distribuzione di opuscoli utili ai visitatori, contenenti indicazioni dettagliate per girare la città. Una delle prime guide turistiche è stata la “Guida de’ forestieri” nel 1753, redatta, per i trecento anni del miracolo del SS. Sacramento, dal libraio Gaspare Craveri. Sulla scia della fortuna del libello seguirono altre pubblicazioni, tra cui la “Nuova guida per la città di Torino” di Onorato Derossi edita nel 1781. Il fascino del capoluogo piemontese ha colpito l’attenzione di molte personalità, tra queste il filosofo Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), che descrive il panorama visto dalla collina di Superga come: “ Lo spettacolo più bello che possa colpire l’occhio umano”, o ancora il grande architetto urbanista Le Courbusier (1887-1965), che la definisce “La città con la più bella posizione naturale del mondo”.

Per ultima in narrazione, vi lasciamo una tra le mete più ambite l’antica Augusta Taurinorum, città magica per eccellenza, dove “spiriti”, “diavoli” e “fantasmi” sembrano annidarsi lungo il tracciato delle belle vie che la compongono mentre poli di energia positiva controbilanciano flussi di negatività. Secondo gli esoteristi, sono molte le motivazioni che attestano e dimostrano questo peculiare aspetto di Torino, prima fra tutte la sua posizione geografica, che la vede vertice di due triangoli, uno positivo, connesso alla magia bianca, insieme a Praga e Lione, e l’altro negativo, collegato alla magia nera, con Londra e San Francisco. Concludendo, ogni luogo ha la sua tradizione esoterica basta scoprirla.

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