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In mostra a Milano "In the garden" di María Magdalena Campos Pons

Dal 26 giugno al 13 settembre 2020 l’installazione di María Magdalena Campos Pons (Matanzas, Cuba 1959) dal titolo “In the garden”,curata da Francesca Pasini, inaugurerà la Galleria Giampaolo Abbondio, famoso spazio espositivo in Corso Matteotti a Milano.
Un’idea quella di Giampaolo Abbondio, direttore della galleria che non si è mai fermata,non è mai venuta meno. Quando questo progetto, nato inizialmente per Dubai, non poteva concretizzarsi per via delle tristi vicende del covid, ha pensato che la città di Milano, la sua città, fosse il luogo più giusto dove presentarlo in anteprima.
“In the garden” è una mostra che usa la narrazione delle immagini per proporre uno spazio adatto alla meditazione. Un racconto surreale fatto di acquerelli, disegni, gouaches, tecniche miste, dove il pubblico potrà entrare a far parte della bellezza del paesaggio e della natura. Un progetto nato per avvolgere una stanza e creare l’empatia di un luogo intimo, una proposta non convenzionale se si pensa che era destinata a uno stand della fiera di Dubai.

“Quando ho immaginato In the garden – racconta María Magdalena Campos-Pons – ho pensato a un luogo che invitasse lo spettatore alla redenzione e al peccato, una zona di negoziazione, pacificazione e risoluzione. L’opera è sia monumentale che intima, poiché contrappone luoghi di iniziazione e di cultura interculturale o narrazioni geografiche.
Nel dare vita a questo progetto, ho riflettuto profondamente su come il tempo cambia e i gesti e i comportamenti umani creano continuamente trasformazioni e cancellazioni, uniformando la nostra esperienza umana come specie su questo pianeta”.
La ricerca artistica di María Magdalena Campos-Pons (Matanzas, Cuba, 1959) è composta principalmente dall’indagine sulla sua identità e in particolare sulla sua eredità afro-cubana. Il tema della memoria gioca un ruolo vitale nelle sue istallazioni, fotografie o disegni, riflettendo il sentimento di spaesamento che l’artista prova come espatriata cubana.
Maria mette costantemente alla prova i confini della pratica artistica, non permettendo mai a se stessa di essere definita da un unico medium. L’esperienza dell’esilio motiva la produzione dell’artista attraverso le tematiche dell’appartenenza, dell’assimilazione e della transculturazione. Altro grande tema ricorrente all’interno della ricerca dell’artista è quello del femminismo, favorito da un forte interesse verso i ruoli di genere.

Fondamentale è la sua partecipazione alla 55° Biennale di Venezia nel 2013 con il progetto multimediale “53+1 = 54+1 = 55. Letter of The Year” curato insieme a Neil Leonard.
Le sue opere sono inserite in diverse collezioni pubbliche, tra cui il Smithsonian Institution di Washington, l’Art Institute di Chicago, la National Gallery of Canada, il Victoria and Albert Museum di Londra, il MOMA di New York, il Museum of Fine Arts di Boston, il Miami Art Museum, il Fogg Art Museum di Boston e il Museum Ludwig di Colonia, che vanta la recente acquisizione dell’installazione “Bar Matanzas Sound Map” presentata dall’artista alla scorsa edizione di documenta di Atene e Kassel.

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