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Mal'aria di città 2011. Italia malata cronica, polveri sottili da record

Di Marco Milano

E’ stato un inverno soffocante, per molte città italiane, che hanno sofferto, e continuano a soffrire, del livello pericolosamente alto di PM10 registrato dalle centraline dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), indicando uno stato di malattia cronica da smog. Nei primi due mesi del 2011, solo in due giorni sono stati monitorati valori di PM10 al di sotto della soglia consentita (50 microgrammi per metro cubo). Questo significa che la quantità di polveri sottili, fumo, micro gocce di sostanze liquide in sospensione nell’atmosfera con un diametro uguale o inferiore a 10 micro-metri (10 millesimi di millimetro) – PM10, appunto.Queste particelle sono potenzialmente causa di patologie alle vie respiratorie, per via delle loro ridotte dimensioni che consentono di introdursi facilmente e in profondità negli organi coinvolti.

E’ il decreto legge n°60 del 2 aprile 2002 che fissa nelle città italian due limiti massimi di 50 µg/m³ come valore medio misurato nell’arco di 24 ore da non superare più di 35 volte all’anno e 40 µg/m³ come valore medio annuale. Già a inizio febbraio, Milano, ad esempio, aveva esaurito i 35 giorni di tolleranza per il superamento dei limiti di PM10 , facendo partire velocemente le infrazioni che costeranno al capoluogo lombardo il record per le città tra le più inquinate. I valori ampiamente fuori legge riguardano però anche alcuni comuni dell’hinterland – 137 a Limito di Pioltello e 121 ad Arese. A nulla sono serviti, quindi, i piani di blocco del traffico pensati dal comune a gennaio proprio per scongiurare questa situazione, che ha visto il superamento anche di tre volte della soglia critica. Si era passati da un blocco di 24 ore della circolazione dei mezzi più inquinanti, fino a uno stop totale del traffico, di domenica 30 gennaio, per il fallimento del provvedimento nel voler coprire 72 ore consecutive di polveri al di sotto della soglia. Le voci di protesta si sono levate a guida, principalmente, di Legambiente. Dopo la pubblicazione del dossier Mal’aria di città, un report negativo relativo all’annata 2010, i rappresentanti dell’associazione ambientalista hanno incontrato il sindaco Letizia Moratti e gli amministratori milanesi, per consegnare una simbolica maschera antismog d’oro. Una provocazione che però non sembra poter trovare facili risposte, quantomeno non immediate. Il pesante inquinamento, che stringe la città e l’entroterra, è probabilmente destinato a crescere, visti i previsti nuovi piani di costruzione di insediamenti abitativi che, inevitabilmente, aumenteranno il traffico automobilistico, causa prima dell’aumento di PM10 – 7% nelle zone periferiche, 23% di traffico commerciale.

C’è stato un segnale di reazione, da parte dell’amministrazione: sabato 5 febbraio, alla vigilia della seconda domenica a piedi, è partita una mini campagna del Comune in collaborazione con Avis – Milano. Per cinque giorni, nelle piazze cittadine, personale sanitario specializzato a bordo di unità mobili dell’Avis hanno offerto ai milanesi la possibilità di test gratuiti per misurare il respiro, e valutare la funzionalità polmonare. Il test è senz’altro utile per monitorare la salute delle vie respiratorie e diagnosticare eventuali malattie – come la Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), terza causa di morte nel mondo occidentale. Ma serve, a ben vedere, solo a confermare l’emergenza, con valore apparentemente solo simbolico.Altro obiettivo dovrebbero avere il nuovo piano anti inquinamento, che dovrebbe vietare nei giorni feriali la circolazione dei veicoli a benzina, corrispondenti a circa 13.500, e abbassare le temperature consentite all’interno delle abitazioni. La volontà e l’auspicio degli amministratori è di introdurre un codice comportamentale per la città, più che una misura d’emergenza. Che va però affrontata, prima di immaginare una troppo futuribile Milano ecologica.

Stando sempre a quanto riportato nel dossier Mal’Aria di città, in alto alla lista spiccano tristemente Torino e Frosinone, con 134 e 108 sforamenti. Tra le cause di questi alti e preoccupanti livelli di inquinamento atmosferico ci sarebbe il traffico, le emissioni delle industrie e inefficaci piani che favoriscano la mobilità pubblica invece che quella privata. Torino e Frosinone sarebbero seguite da Asti con 98 sforamenti, Lucca 97, Ancona 96 e Napoli 35. La situazione più terribile è complessivamente quella della Pianura Padana, dove vi sono ben 30  dei 48 capoluoghi “fuori legge” per eccessiva presenza dei PM10. Ogni città la sua pena, Trieste, Padova, Milano e Torino destano la preoccupazione di Legambiente per la forte presenza di benzo(a)pirene, pericoloso agente cancerogeno, particolarmente presente nelle aree industrializzate, dove il traffico rende la situazione insostenibile.

Al primo posto – tra le cause di questo eccessivo “mal d’aria” – troviamo la mobilità, responsabile del 50% delle polveri sottili a Roma e dell’84% degli ossidi di azoto a Napoli: il trasporto su gomme produce ogni anno circa il 34,7% del PM10, il 55,5% del benzene, il 51,7% degli ossidi di azoto, il 43,1% del monossido di carbonio.   Segue l’industria siderurgica e petrolchimica, che produce il 75% degli ossidi di zolfo (SOx), il 31,5% degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e il 28,8% delle polveri sottili (PM10).   Infine, le emissioni prodotte dai riscaldamenti domestici (il 18,7% delle polveri sottili e il 46% degli idrocarburi policiclici aromatici). Il triste bilancio che ne consegue è che più di 15 persone ogni 10.000 abitanti muore per patologie legate all’inquinamento da polveri sottili. Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente sostiene che sarebbero necessari interventi più ampi e strutturali per incentivare il trasporto pubblico ed una legge quadro sulla mobilità che stabilisca criteri uniformi per ogni comune e provincia oltre che lo stanziamento di opportuni fondi per rendere questi obiettivi realizzabili.


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