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One by One: il viaggio di Filippo Berta oltre ogni confine

"One by One vuole essere una riflessione sul ruolo delle immagini, oltre che della parola, in un racconto biopolitoco dove il confine è percepito come quell’interstizio che si crea tra spazio geografico e spazio umano."

Giovedì 13 maggio Nomas Foundation inaugura la mostra personale ONE BY ONE di Filippo Berta, curata da Giorgia Calò e da Francesca Ceccherini.

Il progetto – realizzato  grazie al sostegno dell’Italian Council (V edizione, 2019), programma di promozione  internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del  Ministero della Cultura e in partnership con l’Unità di Ricerca Aesthetics in the Social,  DiSSE, Sapienza Università di Roma – rivolge la sua attenzione al fenomeno dei muri,  cifra geopolitica del XXI secolo, un fantasma che si manifesta a macchia di leopardo a  trent’anni dalla caduta del muro di Berlino.

A caratterizzare il panorama internazionale  contemporaneo sono oltre 70 muri di confine che dividono paesi, comunità ed etnie,  costituendo non solo divisioni di ordine geografico e fisico ma anche scissioni di carattere cognitivo che finiscono per determinare le relazioni sociali tra gli esseri umani. Il progetto  ONE BY ONE restituisce, attraverso un’azione artistica, tali confini, barriere politiche e  ideologiche realizzate o implementate negli ultimi anni.

La forza del lavoro di Filippo Berta – spiega Giorgia Calò – sta nel suo sguardo che, attraverso l’obiettivo della videocamera, ci restituisce l’animo di chiunque abiti o semplicemente passi quei luoghi di frontiera, coniugando narrazione e riflessione sociale e offrendo una visione poetica e problematica delle trasformazioni politiche mondiali. 
One by One vuole essere una riflessione sul ruolo delle immagini, oltre che della parola, in un racconto biopolitoco dove il confine è percepito come quell’interstizio che si crea tra spazio geografico e spazio umano.”

Tra il 2019 e il 2020 Filippo Berta ha attraversato l’Europa orientale (Ungheria, Serbia, Slovenia, Croazia, Turchia, Macedonia del Nord, Grecia, Bulgaria), per arrivare in America (Stati Uniti e Messico), e infine in Asia (Corea del Sud), realizzando riprese video e azioni partecipative con il coinvolgimento degli abitanti delle aree di frontiera, chiedendo loro di contare ad alta voce, e nella propria lingua di appartenenza, le spine che costituiscono i fili  di recinzione. filippo-berta

Un’azione rituale che si realizza attraverso la gestualità delle mani nell’atto di  indicare ogni singola spina e il suono della voce che recita il conteggio come in un’intima  preghiera. L’azione, replicata su otto confini di stato in cui centinaia di chilometri di muri  interrompono la terra, denuncia la ricerca di un risultato impossibile: l’incapacità di  intravedere una fine, un conteggio utopico ripetuto all’infinito che si dilata tra spazio e tempo, tra passato e futuro, non lasciando presagire la fine di questo fenomeno.

Il lavoro di Filippo Berta si presenta negli spazi di Nomas Foundation attraverso una video  installazione multicanale. Cinque proiezioni si fondono e confondo l’una nell’altra,  restituendo allo spettatore una riflessione sulla fenomenologia e sull’estetica del confine.

Insieme ad una drammaturgia visuale – in cui le immagini dei luoghi, delle persone e dei  confini tra loro lontani sono legati dal medesimo elemento di rottura, il filo spinato – l’installazione si compone anche di una cacofonia di lingue che, attraverso la parola e il  suono, si fondono in un conteggio corale che si fa portatore di storie e drammi.

Riflettendo  anche sul valore della lingua e del ruolo fondamentale che ricopre sin dalle origini, l’opera ONE BY ONE suggerisce un altrove umano e geografico capace di unire, di renderci simili,  piuttosto che dividere. Nel percorso espositivo anche una serie di fotografie realizzate sulle aree di confine, in cui ad essere ritratte sono le mani delle persone nell’atto di toccare una spina, come in un’azione che sintetizza, grazie alla rara prossimità al confine, una presa di  consapevolezza dell’individuo di una problematica radicata e spesso invisibile: quella che il  controllo esercita sulle nostre società.

Infine Filippo Berta costruisce una scultura che si  formalizza nel simbolo dell’infinito realizzata attraverso la “concertina”, il filo spinato di  produzione industriale composto da spine trapezoidali ed estremamente taglienti che  l’artista ha ritrovato come una trama lineare su ogni confine che ha raggiunto nel corso della  sua produzione.

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Di fronte alla mappa del mondo che abitiamo oggi, che muta senza sosta nei suoi equilibri  politici, sociali e ambientali, la nostra capacità di discernimento critico viene intrappolata,  senza renderci realmente conto di chi sta al di qua e al di là del confine, mentre il filo spinato  si fa voce narrante delle frontiere, trasformandosi nel suo drammatico simbolo comune.

ONE BY ONE intende offrire un’occasione di riflessione sui meccanismi che si instaurano  nella mente dell’essere umano quando l’esperienza del quotidiano porta a convivere dentro  una logica di confinamento o esclusione, quando la relazione con ciò che è prossimo è  interrotta dalla presenza, reale e simbolica, di confini controllati, muri e barriere.

Il progetto ONE BY ONE è stato realizzato grazie alla cooperazione e collaborazione  di centinaia di persone residenti nei paesi attraversati che hanno creduto e condiviso  la visione del progetto. Un ringraziamento speciale va ad enti, associazioni,  fondazioni, collettivi, operatori culturali, insieme agli abitanti e ai performer, senza i  quali l’intera produzione non sarebbe stata possibile.

 

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