Piergiorgio Viti
(insonnia)
Quando ti ho confessato che per un po’
avrei preferito dormire da solo,
non l’hai presa bene, guardandomi
con occhi da randagio:
quello sguardo, una scossa dopo
l’altra, mi ha terremotato il cuore…
Sì, a poco a poco, lo sentivo creparsi,
in uno sciame sismico senza fine.
Allora Chiamate i pompieri
la Protezione Civile
l’unità di pronto soccorso,
mi sono detto,
e i pompieri la Protezione Civile
l’unità di pronto soccorso
erano tutti d’accordo
su una pronta retromarcia.
Così, ti ho confidato che le occhiaie
non stanno poi così male
quando indosso la camicia a righe,
che in fondo un pisolino
posso farlo anche dopo pranzo
e tu hai sorriso,
mandando a casa pompieri vigili medici
e io mi sono sentito laccio emostatico saldatura,
l’aria che finalmente ritorna a posto.
***
(dopo un documentario)
Se milioni di anni fa
non ci fossero stati
loro,
non avremmo avuto
così tanto ossigeno.
Saremmo rimasti dove eravamo
(e chissà dove eravamo, chissà…),
la vita non avrebbe maturato
eliche codici binari,
niente di niente,
una tabula rasa uno zero assoluto.
Invece grazie agli stromatoliti,
alle loro bolle d’aria,
esistiamo
prolifichiamo
la sera ci diamo dei baci
davanti a una minestra.
E’ insomma grazie a loro
se nei giardini di Recanati
i bambini possono fare ciao con la manina
e la notte, sotto le coperte,
posso sussurrarti
Abbracciami
che se ti volti dall’altra parte,
mi sembra faccia più freddo.
***
(lucciole)
Abbiamo atteso a lungo
e poi
Quest’estate non sono venute,
ormai è troppo tardi, hai detto,
mentre la sera inghiottiva
il lago le colline il piccolo chalet
in un buio primordiale.
Si sentiva solo qualche rana,
la saetta assordante
delle auto sul cavalcavia
e noi lì,
appisolati sulle sdraio,
a favoleggiare
di rimanere fino all’alba,
quando forse le avremmo viste
nella luce attutita
di un nuovo giorno.
Soli, nella vana attesa,
ci siamo raccontati
pezzi di vita,
a volte bleffando
come bambini,
e a mano a mano
che la notte avanzava,
eccomi, sempre più leggero,
un foglio di carta,
sì, mi sentivo un foglio di carta,
nella pace acquatica
che ci adescava,
un foglio di carta
bianco, abbagliante
dove tu
avresti potuto scrivere di tutto.
Piergiorgio Viti vive nelle Marche, dove è professore di lettere.
Pratica la scrittura poetica già da bambino e si segnala, sin da giovane, in numerosi premi nazionali e internazionali. La sua prima raccolta è Accorgimenti (2011, Arcolaio Editore) mentre le ultime, entrambe pubblicate per Terra d’Ulivi edizioni, sono “Ritratti senza andare a capo”, concept book con disegni di Peter Bartlett, e “Quando l’aria aveva paura di Nureyev”. Le sue poesie sono tradotte e pubblicate in inglese, francese, spagnolo, greco e rumeno. Ha preso parte a rassegne, antologie, rassegne nazionali e internazionali sulla poesia, tra cui, nel 2019 il Salone del Libro di Torino. Nel 2020 prende parte al 3° Festival della Poesia di Patrasso in Grecia, su invito del poeta Sotirios Pastakas, e nello stesso anno è selezionato per il progetto francese “Infusions poétiques” dell’artista Cécile A.Holdban. Collabora con riviste letterarie, è ideatore di Versus, festival di confronti poetici a Recanati, e ama la contaminazione della parola poetica, lavorando al fianco di artisti contemporanei quali Cécile A. Holdban, Peter Bartlett, John Hewitt, Emilio Sgorbati e Rita Vitali Rosati.
Ha anche scritto “La fiabola di Virginio e Virgilio” (2013) con Tosca come protagonista, “I sogni di Ray” (2013) per il teatro, con attore protagonista Carlo Di Maio, ed è andato in scena a teatro nelle vesti di autore e voce recitante ne “La voce dell’uomo” (2018/2019), un tributo al cantautore Sergio Endrigo.
Ha collaborato con Simone Gambacorta per il libro-inchiesta “Piccola inchiesta sul provincialismo” (Galaad edizioni) e con Rita Vitali Rosati, insieme ad altri scrittori, per il progetto “Memory Card” (Hacca edizioni).
Come traduttore, ha tradotto “I Preludi” di Alphonse de Lamartine con lettura di Ugo Pagliai e Paola Gassmann per il festival marchigiano “Armonie della Sera” (2012).