Mike Mills in C’mon C’mon mescola forza e tenerezza in ogni elemento – con il suo mix di fotografia classica in bianco e nero, vivide immersioni nelle città americane, performance
sentite nel profondo e interviste senza copione con veri giovani americani – realizzando un film di grande impatto cinematografico ed emotivo.
Mike Mills ha già realizzato un film ispirato a suo padre (Beginners) e un film ispirato a sua madre (Le donne della mia vita). In C’mon C’mon racconta una storia per certi versi ancora più vicina alla sua esperienza vissuta: una storia che scava nel rapporto raramente esplorato, ma anche molto delicato, tra adulti e bambini. Allo stesso tempo, esamina un tema più generale: l’idea che il futuro, nella nostra vita personale e nella società in generale, dipenda dal modo in cui siamo in grado di parlarci.
Nel 2014, Mills ha avuto un figlio con Miranda July. È stata, per lui, una transizione inizialmente disorientante e poi lentamente rivelatrice, non dissimile da quella che Johnny sperimenta in C’mon C’mon.
Mills sapeva di voler esplorare ciò che gli stava accadendo. Ma, nel suo modo tipico, la sua sceneggiatura è diventata una sorta di auto–fiction cinematografica: un’autoconsapevolezza sincera e altamente soggettiva, che si svolge all’interno di una famiglia immaginaria e attinge
da una miriade di influenze intorno a lui: film, musica, libri, e le persone che lo ispirano, così come i ritmi e i tessuti culturali in cui tutti viviamo in questo momento.
“Con C’mon C’mon, volevo giocare con elementi contrapposti“, afferma Mills. “Da un lato il film parla dei momenti più comuni: fare il bagno a un bambino, dargli la buonanotte. Dall’altro, viaggiando nelle grandi città, ascoltando i giovani pensare ad alta voce al loro futuro e al futuro del mondo, quella storia intima si sposta nel contesto di una storia molto più grande. Spesso mi capita di percepire tutto ciò anche con mio figlio: il nostro tempo insieme è così personale, eppure le più grandi preoccupazioni della vita stanno tutte lì”.
Mills è affascinato dai legami pervasivi tra il piccolo mondo individuale di ognuno di noi e quello più grande in cui viviamo con gli altri. Il suo scrivere delle paure più intime e delle conquiste della genitorialità, si è intrecciato con il documentare la complessità dei giovani americani del ventunesimo secolo, ragazzi che ereditano i pericoli dei nostri tempi da adulti disorientati.
Ha identificato nel road movie la struttura ideale per quel mix. Non ha potuto fare a meno di pensare a un film che ama, Alice nelle città di Wim Wenders, la storia di un giornalista tedesco che viaggia con una ragazzina dopo che sua madre l’ha abbandonata.
“All’inizio, ho pensato a C’mon C’mon come quasi a un riff blues di Alice nelle città“, dice Mills, “perché, come Wenders, volevo esplorare il personaggio di un bambino come una creatura con una sua volontà, con preoccupazioni, desideri e paure che sono legittime come quelle di qualsiasi adulto“.
Ma la storia ha presto preso la sua direzione. Mills ha creato il personaggio principale di Johnny come un giornalista radiofonico contemporaneo, un uomo attratto dall’arte dell’ascolto, forse un po’ fuori dal tempo.
L’occupazione di Johnny attinge alla vita di Mills: nel 2014 ha realizzato un documentario per il MoMA, A Mind Forever Voyaging Through Strange Seas Alone, in cui i ragazzi della Silicon Valley immaginano come potrebbe essere il futuro dal punto di vista tecnologico, ambientale e personale. Johnny sta realizzando una serie radiofonica simile, viaggiando attraverso diverse città, per parlare con il maggior numero possibile di ragazzi delle loro gioie, paure e speranze.
Chiaramente Johnny non è l’esatta controparte di Mills. È insulare, volontariamente solitario, distante da sua sorella e separato dalla fidanzata di lunga data. Non prevede quanto il prendersi cura di Jesse scuoterà la sua vita. Ma ciò su cui Mills si concentra è come sia liberatorio tutto questo per Johnny, come ciò metta a nudo alcune cose che non sapeva di se stesso e quanto sia benefico il prendersi cura di questo ragazzo.
Mills ha scelto di scrivere della figura di uno zio anche perché era un modo per immergere letteralmente da un giorno all’altro un ignaro personaggio nella piena intensità della genitorialità.
“Johnny deve imparare tutto quello che impara un genitore, ma molto, molto velocemente”, dice. “Come padre, ho scoperto che ti senti costantemente un principiante, che cerca di stare al passo mentre le cose cambiano, e questo era un modo per ricreare quella confusione, che non sei sempre del tutto pronto per quello che sta succedendo. Naturalmente, non devi
essere un genitore biologico per sperimentare tutto ciò. Puoi essere uno zio, una
zia, un insegnante o un affidatario“.
Mills sentiva l’impulso di rappresentare la vicinanza di un bambino con un adulto con tutte le complicazioni del caso, i motivi contrastanti e le esplosioni di meraviglia che ci sono in ogni relazione importante – da entrambe le parti. “Ci sono interessanti botta e risposta con i bambini, di cui parliamo raramente”, diceMills. “Possono essere leggeri come un gioco, ma possono essere profondi come in qualsiasi relazione adulta che abbiamo mai avuto”.
Un tema costante nel lavoro di Mills è la memoria, le cose che persistono, le cose che ci mancano e quella particolare paura che riguarda quegli sfuggenti lampi di felicità che non possono fare a meno di scivolare tra le nostre dita. In C’mon C’mon, Johnny ha la sensazione di dover catturare in qualche modo ciò che sta accadendo con Jesse, anche se tutto ciò che ha per farlo sono le loro voci.

Mentre scriveva, Mills si era subito reso conto che alla fine la sceneggiatura avrebbe fatto affidamento sui due attori, che avrebbero portato i ruoli in luoghi che lui stesso non poteva prevedere. Questo è esattamente quello che è successo quando Joaquin Phoenix e Woody Norman sono entrati in scena.
Improvvisamente, Mills ha catturato lo svolgersi elettrizzante e immediato di una
comunione, proprio lì nelle stanze e nelle strade in cui stavano girando.
“Ciò che ha preso vita cercando di documentare e pensare alla mia vita con
mio figlio è diventato anche un ritratto della relazione che si è sviluppata tra
Joaquin e Woody”, afferma Mills. “Ho davvero cercato di cogliere tutto questo e
lasciare che la fotocamera lo catturasse. Ed è quello il momento in cui mi emoziono
di più come regista: quando le cose sembrano così vive, imprevedibili,
sorprendenti”.
Joaquin Phoenix – Johnny
Scegliere Joaquin Phoenix per il ruolo di Johnny non è rientrato nel processo tipico di Mills, è stato invece un procedimento non lineare fatto di dialoghi ed esplorazioni sempre maggiori. Hanno recitato insieme la sceneggiatura dall’inizio alla fine, con Mills che interpretava tutte le parti che non erano di Johnny. “Nonsono un attore e la cosa mi ha messo un po’ paura“, ride Mills. “Ma a Joaquin piace sperimentare”.
Per molto tempo, Mills non ha avuto la certezza che Phoenix avrebbe accettato il ruolo. Ma una volta che lo ha fatto, si sono ritrovati sulla stessa lunghezza d’onda. “A Joaquin non piace quando le cose sembrano recitate, perché più le cose sembrano reali, più può giocare ed essere libero”, dice Mills. “Per questo, abbiamo fatto in modo che quei sentimenti nascessero naturalmente”.
Mentre recitavano tutte le battute, Phoenix è diventato un confidente per Mills.
“Joaquin mi ha aiutato a rendermi conto quando qualcosa sembrava poco chiara o troppo espositiva, è stato un grande compagno e amico, ha cercato sempre di capire come potessimo rendere tutto migliore, più particolare e reale”.
Sul set, Mills si meravigliava spesso della luminosità emotiva di Phoenix, la sua capacità di annullare qualsiasi barriera tra il suo mondo interiore e la macchina da presa. Il suo lavoro nel film è sembrato diverso a Mills, certamente in netta contrapposizione ai personaggi solitari e alienati che interpretava in The Master e Joker. “Penso che questo sia un terrenonuovo per Joaquin”, commenta Mills. “È il tipo di recitazione più difficile, quando non ti stai trasformando in un personaggio filmico, quanto riflettendo, in modo naturale, i comportamenti più vicini a te“.
Phoenix ha iniziato immergendosi nell’arte di Johnny, in quelle interviste tranquille e attente che conduce in tutto il paese con Jesse al seguito. “La radio è una forma quasi nostalgica, ma mi interessava che Johnny usasse la radio per parlare di futuro a persone che potrebbero non avere un futuro”, afferma Phoenix.