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Renato Rascel. Storia di un personaggio dello spettacolo del Novecento

Autore originale, interprete raffinato e inconfondibile cantante, Renato Rascel seppe creare nelle sue imprevedibili performance un personalissimo stile, giocoso e riflessivo, incanalato sul fil rouge del surrealismo. In libreria, e sulle principali piattaforme digitali, arriva un saggio che ne ricostruisce in dettaglio l’arte attraverso un viaggio contestuale nella storia dello spettacolo italiano. Elisabetta Castiglioni, che oltre 20 anni fa ne ha ricercato le tracce per archivi pubblici e privati, dedica ora al “Piccoletto” nazionale questo lavoro, convinta che la scrittura creativa rasceliana sia ancora attuale ed estremamente comunicativa.

Renato Rascel. Storia di un personaggio dello spettacolo del Novecento, pubblicato con Iacobelli editore, è un itinerario critico attraverso la genesi e i retroscena delle sue opere e performance in grado di farne emergere la poetica e l’unicità.

Forte di un inequivocabile stile e del suo talento di “one man show”, l’eclettico Rascel si è districato con nonchalance tra avanspettacolo, rivista, commedia musicale, prosa, cinema, televisione, musica leggera, materie differenziate di ogni capitolo di questo libro. Il suo personaggio stralunato e fanciullesco ha attraversato i più diversi generi dello spettacolo, instaurando un dialogo immediato col pubblico e spaziando dall’umorismo del “Corazziere” alla poetica dell’assurdo di Beckett e Jonesco, dalle commedie musicali di Garinei e Giovannini a canzoni “evergreen”, prima fra tutte Arrivederci Roma.

In questa ragionata biografia artistica – dove spiccano anche interessanti progetti inediti – ne si possono ripercorrere analiticamente le varie tappe per cogliere la misura della sua grandezza.

“Nato nel 1912 e morto nel 1991 – spiega Elisabetta Castiglioni – Rascel ricopre fulgidamente l’attività di musicista, interprete, regista, compositore, ballerino, cantante, autore – in pratica un affabulatore della propria poetica, stralunata ed elastica – dagli anni Trenta agli Ottanta, toccando indistintamente le corde comiche e drammatiche, senza mai pretese intellettualistiche.  Il suo umorismo garbato produceva un genuino benessere mentale e il suo impegno nell’affrontare ogni nuova avventura – tra teatro, cinema, radio, televisione, musica, giornalismo e favole per bambini – si rifletteva in un apprezzamento e sorriso del popolo che rispettosamente vi si rispecchiava, incantandosi, per poi imitarne le arguzie più originali e così facendo collaborare a costruire un parziale subconscio immaginifico collettivo.”

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