Finalmente i cinema, dopo un lungo letargo, stanno tornando a rivivere. E dopo due anni di assenza anche io ci ho rimesso piede. Felice.
Tanti i film in programmazione, uno di questi, a mio parere molto bello e delicato, visto oggi, “Siccità” di Paolo Virzì, ci proietta in una Roma travolta dalla siccità, in cui l’acqua diventa un privilegio da gestire. Uno dei tanti che abbiamo e diamo per scontato.
Più che la storia, che racconta con la carenza di acqua, un dramma sanitario e civile che tanto ricorda il fantasma della passata pandemia e che si riallaccia alla questione delle ataviche questioni ambientali, quello che più mi ha colpito sono i personaggi, interpretati magistralmente da attori di grande levatura.
Il film descrive una umanità variegata, raccontata con i toni neorealisti tipici del regista, ma farcita anche di una velata malinconia che si prova, e sulla quale il regista ha posto l’accento, nel vedere questa nostra generazione ‘addormentarsi’, ‘non ascoltare più’, ‘gonfiarsi di narcisismo’, ‘non riuscire più a comunicare’, con i media a farla da padroni su chi ha il diritto o meno di raccontarsi.
Roma diventa decadente e sprofonda. Le lucciole di Pasolini sono sostituite da scarafaggi che addormentano una umanità che è alla ricerca della verità e della bellezza, della redenzione, ma si trova a muoversi in un terreno arido, privo di amore e pieno di solitudini sparse, in una continua lotta per la sopravvivenza. E come si fa a vivere senza l’acqua? Laddove l’acqua rappresenta la linfa vitale che nutre gli animi inquieti, bisognosi solo di valori e attenzioni. Amore.
Ed ecco che le inquietanti secche del Tevere tanto ricordano le aridità umane. E non c’è scampo, nessuno sfugge a se stesso. E poi piove. Ma si sa, l’effetto della pioggia, finisce presto….
Colonna sonora a firma di Franco Piersanti e Mina con “Mi sei scoppiato dentro al cuore”
Da vedere!
di Stefania Taruffi