Segnala un evento
HomeSocialePer sconfiggere la solitudine impariamo ad essere gentili con noi stessi: intervista...

Per sconfiggere la solitudine impariamo ad essere gentili con noi stessi: intervista a Chiara Narracci

Il paradosso della solitudine sociale e’ il fatto di essere accompagnata da un immenso bisogno di considerazione.

La solitudine sociale e l’incapacità di gestire i rapporti sono diventati la malattia caratterizzante della nostra epoca.

Una mancanza di senso, di valore, vanno di pari passo con la mancanza di relazioni significative e quindi con un senso di isolamento. La conseguenza è che le persone spesso non sono più in grado di stabilire connessioni significanti.

La tecnologia può mitigare questo problema in parte, in parte l’acuisce.

La solitudine sociale può avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale. Non solo ansia, depressione, decadimento della funzione cognitiva, ma anche disturbico ossessivi che sfociano in atti violenti.

È importante promuovere la consapevolezza sulla solitudine sociale e fornire risorse per affrontarla sono passi importanti per creare società più compassionevoli e connesse.
Ne parliamo con Chiara Narracci, sociologa e consulente familiare, autrice di A star bene si impara! È buono per me?. L’autrice il prossimo venerdì alle 19 dicembre terrà un incontro con la logopedista Olivia bartalucci per dare consigli su come supportare i piccoli a diventare grandi al Pub Kilmoon in via Tiepolo 2.

Cos’è la solitudine sociale?
Una crescente ritrosia alle relazioni sociali, che nasce dalla fatica del relazionarsi, troppo spesso infatti si rimane dispiaciuti dalle tante incomprensioni, vissute a volte come ingerenze nel privato altre come abbandoni.

Il paradosso della solitudine sociale e’ il fatto di essere accompagnata da un immenso bisogno di considerazione. Talmente grande da squalificare ogni rapporto.
Nella solitudine si rischia di ingigantire e di drammatizzare l’insensibilità altrui nel tentativo di deresponsabilizzarci e di stare finalmente in pace.
E’ nel dialogo e nel confronto con gli altri che si ha modo di normalizzare i vissuti, assumendoci la responsabilità di come li abbiamo gestiti.

Un tempo i rapporti erano meno intimi e formali anche in famiglia, pertanto minore era l’aspettativa di trovare qualcuno che ci facesse sentire così importante.
Oggi, fra le mura domestiche si respira maggiormente o la simbiosi emotiva fra genitore e figlio che poco fa vivere le frustrazioni di non esser capiti e poco stimola il mettersi in discussione per andare incontro all’altro, o l’assenza di presenza e di dialogo, che poco educano al comprendersi.

Ciò matura nella paura del rifiuto e in un atteggiamento di pretesa che sia l’altro a dover dimostrare mentre noi poco si fa per renderci amabili.

solitudineQuanto è importante chiedere aiuto?
E’ il passo fondamentale per imparare a gestirci nelle relazioni, con noi stessi e con gli altri. Solo il desiderio di cambiare attiva la tenacia necessaria anche solo al mettersi in discussione.
E’ faticoso rileggere la propria storia di vita, comprenderne le mancanze e perdonarle, però è nell’accettare se stessi valorizzando le proprie risorse che apre le porte alla versione migliore di ciascuno di noi, finalmente più libero dalle solite dinamiche relazionali.

Se impariamo ad essere gentili con noi stessi, con le nostre emozioni scomode ( paura, ansia, rabbia) accettandole come parti di un pacchetto emotivo più ampio, formatosi e fermatosi nell’infanzia impareremmo a essere amici di noi stessi, del bambino che eravamo, che anche oggi legge emotivamente il presente per noi adulti, che spiazzati dall’impatto emotivo solitamente lo giudichiamo come inadeguato invece di accoglierlo, rassicurarlo e ridimensionarlo.

Stessa cosa vale nelle relazioni con gli altri: la base degli affetti e’ nell’area amicale dei rapporti, l’area nella quale si ha il piacere di condividere esperienze e comunicare i propri vissuti, toccando con mano il vivo interesse dell’altro nel comprenderci e nel rispettarci.
Se vogliamo è l’area più sacra, perché intima e libera ad un tempo,
perché ci si riconosce un valore reciproco, nella quale si accoglie l’altro con una considerazione gentile delle diversità.

Certo è che per essere tale ci si deve ricordare che siamo solo persone, fallibili e pertanto in essa possiamo ferire e sentirci feriti, ma grazie al valore che le riconosciamo possiamo trovare l’autenticità di raccontarci e di metterci in condizioni di scusarsi.
Per continuare ad investire nei rapporti la comunicazione efficace e’ utilissima, ci consente infatti di raccontare in prima persona come ci sentiamo di fronte alle incomprensioni, senza puntare il dito contro l’altro, e di chiedere, esternando interesse vivo, come mai si sia comportata/o in quel modo…. E ascoltare.

Chiara NarracciVivere nella paura quanto incide nelle relazioni?
Tantissimo, fa giocare in difesa e dunque in attacco, ogni scusa è buona per sentirsi in credito verso l’altro quando non corrisponde alle nostre aspettative. Dimenticandoci che l’altro è altro da noi, ha un proprio vissuto e che non abbiamo nessun diritto di farlo sentire sbagliato perché non corrisponde alla nostra idea dell’amore.

L’amore è dare nel concreto. Anche solo con uno sguardo di amore alla persona al di là del comportamento sbagliato che va contenuto con il dialogo.

Qual è il requisito fondamentale perchè ci sia rispetto all’interno di un legame?
L’affetto, inteso come dialogo, considerazione, ascolto, attenzione gentile alla felicità dell’altro, ci fidiamo e rispettiamo chi ci fa sentire importanti non chi ci squalifica.

Come si può tirare fuori il meglio da rapporti molto faticosi?
Facendo vedere le corresponsabilità della dinamica distruttiva che stanno portando avanti per paura di un cambiamento anche solo di essere Felici insieme!
Invitandoli a fare un passo indietro, attivandoli di più a livello di educazione di base, aiuta a vedere che l’altro è altro e quanto siamo spesso spiacevoli con chi dovremmo essere più amabili, non fosse che con noi stessi non costringendoci a vivere con qualcuno che disprezziamo tanto e soprattutto ricordandoci che si dovrebbe stare insieme per sostenersi e tifare a vicenda, per convivere, condividere e comunicare.

Se la coppia è in animo di riscegliersi consapevolmente si impegneranno ed essere più amabili cercando il dialogo e la condivisione.

Infine nei percorsi di consulenza familiare ci si accorge che si è lo specchio l’uno dell’altro, che entrambi soffrono per gli stessi bisogni mancati. Infatti se vuoi rispetto devi iniziare a darlo e se vuoi considerazione devi dare considerazione, se vuoi tenerezza devi dare tenerezza.
Considerando che è nel dare che ci si sente in pace, l’altro ricomincerà a dare a sua volta

di Mario Masi

Foto di Grae Dickason da Pixabay

CHIARA NARRACCI

SOLITUDINE

RELAZIONI

AMORE

GENTILEZZA

SCRIVI UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome

- Advertisment -

più popolari