HomeCultura&SpettacoloFrancesca Carubbi: scrivo per dare spazio al mio sé più autentico

Francesca Carubbi: scrivo per dare spazio al mio sé più autentico

Francesca Carubbi è una psicologa e psicoterapeuta a indirizzo umanistico – Rogersiano (ACP e TCC), facilitatore Mindfulness. Svolge la sua attività clinica, in libera professione,a Fano (PU).
Si occupa, inoltre, di formazione e supervisione clinica.

Studiosa di fiabe e favole dal 2009, ha pubblicato diversi articoli scientifici e presentato lecture
congressuali sul tema e con la casa editrice Alpes Italia, (dal 2019 è condirettrice della collana In Cammino con le fiabe per…), ha pubblicato quattro libri sull’uso della fiaba in ambito psicoeducativo, clinico e di comunità.

Attualmente, proprio per approfondire l’aspetto letterario,storico e folclorico, è iscritta al corso di laurea in scienze umanistiche, discipline letterarie,artistiche e filosofiche – indirizzo filologico letterario moderno, presso l’Università di Urbino.

Parliamo con Francesca Carubbi della sua passione per la scrittura e per l’approccio dello psicologo statunitense Carl Rogers, fondato sull’empatia, l’accettazione incondizionata e l’autenticità.

Come nasce l’idea di scrivere un libro “rogersiano”

Il libro “Su Saggezza e Libertà” ha una storia particolare e che mi sta molto a cuore. FaccioFrancesca Carubbi una piccola premessa: dal quel che mi ricordo, ho sempre amato scrivere diari e aforismi; è un modo per dare spazio al mio sé più autentico. Da qui, ho pensato, in primis, di creare una Pagina Facebook rogersiana, dove avrei potuto scrivere non solo citazioni bensì il mio sentire. Un sentire che ha fatto presa su una fetta di utenti. Grazie a questo piccolo successo e a causa di un periodo di estrema sofferenza, ho pensato di raccogliere le mie parti e inserirle in un libro.

Citando Jung, è più importante essere buoni o integri?

Assolutamente, essere integri. Rogers stesso non ha mai parlato di bontà tout court, ma di benevolenza. Sembrano simili ma, allo stesso tempo, il loro significato è diverso: la bontà (non che sia sbagliata, ci mancherebbe!) è una parte nobile del nostro sentire che, spesso, distorce e nega la controparte, quella cattiva. La benevolenza, al contrario, si nutre di tutti e due gli aspetti che devono essere, appunto, integrati. Siamo interi e se vivessimo a metà, agiremmo solo quella parte che riusciamo a simbolizzare, e può essere anche quella “cattiva”

Nel suo libro definisce l’empatia “il riconoscere e il comprendere, con profondo rispetto, il significato di una lacrima senza, per questo, annegare in lei”. Questo costa essere congruenti con se stessi e con gli altri?

Eh sì… L’empatia non può prescindere dall’essere autentici, altrimenti non potremmo ascoltare l’altro senza identificarsi con esso.
La congruenza è la condizione sine qua non per un ascolto rispettoso e attento e non solo per il fatto che potremmo annegare nell’altro ma, cosa non da ultimo, che l’altro potrebbe farci annegare.

Nei traumi c’è un prima, un durante e un dopo, che aiuto può dare la psicoterapia?

La terapia offre un prendersi cura, grazie a una nuova narrazione. Studiando letteratura, sto apprendendo quanto la narratività sia davvero intrinseca all’essere umano. Poter ricostruire una nuova storia, oltre il trauma, permette di offrire un nuovo senso a ciò che ci è successo. Una nuova connessione e integrazione senso – motoria, cognitiva ed emozionale. Accettare, seppur con dolore e fatica, ciò che è stato, permette di lasciarne andare gli aspetti più sopraffacenti e liberare nuova energia verso la crescita e l’autorealizzazione. In tal senso, la scrittura è uno strumento ideale per sanare le proprie ferite.

di Mario Masi

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