di Drovandi Deejai (Radio Piffero)
L’antidoto al torpore dell’italico melò sanremese, il provvido consumatore lo scoverà, nascosto in un angolino della mensola del
miglior negozio di fiducia, un cd con un’immagine inconsueta: un frate smesso si copre il volto con le mani a rendere un senso di ancestrale commiserazione. E’ “Hermann”, protagonista dapprima del romanzo scritto 40 anni fa da un ingegnere sparito su di una baleniera alla Saint-Exupery, e al dipresso figura cardine del nuovo long playing di Paolo Benvegnù, a stretto seguito da“Dissolution” , “500”, “Le labbra” a testimoniare la sua genuina e prolifica ispirazione. Rintanato che si fu nei monti sloveni in mezzo alle roverelle e agli orsi, alla conquista di un qualche assoluto, Paolo e i suoi Paoli ne discesero a valle con un disco di assoluta qualità, il cui timbro della voce reca marchio incontraffabile. Possiamo considerarlo uno dei migliori autori contemporanei del Bel Paese. Hermann è una summa del Benvegnuesimo, che non si périta di ripescare le citazioni del passato per offrire un paradigma di sé anche a chi si apprestasse a scoprirlo con dieci anni di ritardo.


Hermann(2011)- La Pioggia Dischi: Paolo Benvegnù (chitarra e voce), Andrea Franchi (batteria e organo), Luca Baldini (basso e contrabbasso), Igor Cardeti (chitarre), Guglielmo Ridolfo Gagliano (chitarre e violoncello), Simon Chiappelli (trombone), Filippo Brilli (sax) e Michele Pazzaglia (fonico).