Debutta in prima nazionale al Teatro Vascello di Roma il Faust di Leonardo Manzan, giovane autore e regista che si è già distinto per la sorprendente originalità dei suoi lavori che hanno ottenuto per due anni consecutivi i riconoscimenti della Biennale Teatro di Venezia.
In questa rivisitazione, Faust non è solo un individuo assetato di conoscenza, ma anche un artista che, nel suo desiderio di creare e sconfinare, si trova a confrontarsi con domande esistenziali di portata universale. Manzan, infatti, ci mostra un Faust che, attraverso il teatro, esplora i confini tra realtà e finzione, tra il personale e il collettivo, invitando a una profonda riflessione sul ruolo dell’artista nella società contemporanea.
Il pubblico, sempre protagonista negli spettacoli di Manzan, è accompagnato da un affiatato gruppo di sei giovani interpreti – Alessandro Bandini, Alessandro Bay Rossi, Chiara Ferrara, Paola Giannini, Jozef Gjura, Beatrice Verzotti, in scena dal 10 al 22 dicembre.
“Il Faust di Goethe – spiega Manzan – comincia con una sorpresa per noi teatranti. Da due secoli di distanza, l’autore ci fa un ritratto perfetto in forma di parodia: scrive un Prologo sul Teatro.
L’impresario, il drammaturgo e l’attore discutono su quali siano gli ingredienti giusti per fare uno spettacolo di successo. Il risultato è una scena divertentissima, ma anche impietosamente rivelatoria.
“Io vorrei proprio piacere a tutti (…) Come fare perché tutto sia nuovo, vivace e, pur essendo profondo, diverta?” dice per esempio l’impresario, ricordandoci che l’unico vero problema di un teatrante è come portare il pubblico in sala.
Ritrovando noi stessi in questo prologo abbiamo scelto di far intervenire il personaggio di Faust nella discussione.
Il nostro Faust ha un problema concreto e insormontabile: vuole mettere in scena il Faust di Goethe. Vuole rappresentare sé stesso. Ma questo non è più possibile: sa troppo di sé, è troppo intelligente, non crede più al diavolo.”