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Conosciamo le piante allergeniche

I dati forniti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) non sono incoraggianti: nel 2015 un bambino su due sarà allergico.
Clima, inquinamento e stile di vita sono le cause di un trend in ascesa. Attualmente sono 300 milioni le persone che soffrono di asma bronchiale (circa il 7% della popolazione mondiale).
La rinite allergica affligge ben 400 milioni di individui
Per conoscere meglio questa patologie e le situazioni ambientali favorevoli al suo sviluppo abbiamo rivolto alcune domande alla dr.ssa Paola De Nuntiis, del CNR-ISAC – Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Esiste una interazione fra tipologia di piante e clima?

La valutazione della presenza dei pollini in atmosfera è necessariamente connessa alla conoscenza del paesaggio vegetazionale, correlato a sua volta al clima, determinato da numerosi fattori come l’ubicazione del territorio rispetto ai mari ed al continente europeo, la struttura orografica e l’influenza della latitudine e dell’altitudine. Il territorio italiano risulta per le sue caratteristiche estremamente diversificato dal punto di vista climatico e vegetazionale. In Italia ad esempio la betulla risulta una essenza tipica dei boschi delle Alpi e degli Appennini da 900 a 1800 metri di altitudine, mentre l’olivo costituisce la specie vegetale maggiormente responsabile di allergie nell’area mediterranea. La distribuzione diversificata della vegetazione naturale dovrebbe essere maggiormente seguita anche dai progettisti del verde pubblico e privato.
Cosa si può fare per una gestione ottimale del verde pubblico?    E’ possibile bonificare le aree interessate estirpando tali piante?

Le possibilità di corretta gestione del territorio sono molteplici, innanzitutto la scelta di piante autoctone, già presenti cioè nel territorio e non allergeniche, scegliere le essenze che rilasciano poco polline in atmosfera, procedere al taglio precoce delle erbe negli spazi verdi e all’eliminazione della Parietaria dai muri. In America si è recentemente diffusa “la moda” di scegliere per la piantumazione solo essenze femminili che quindi non producono né rilasciano polline. Sono scelte queste che non spettano solo agli amministratori o ai progettisti del verde, ma anche a noi semplici cittadini quando realizziamo i nostri giardini privati e le nostre siepi.
Quali sono le piante allergeniche nelle aree urbane?

Tra le erbe ricordiamo la Parietaria, detta anche muraiola in quanto tappezza le mura delle città storiche ed i bordi dei marciapiedi e le Graminacee abbondanti nei prati incolti. Tra gli alberi le Cupressaceae e le Oleaceae sono presenti soprattutto come alberature dei  viali e nei giardini pubblici e privati. Spesso poi  per soli scopi ornamentali in città vengono introdotte essenze alloctone, notoriamente allergeniche,  come la betulla o la Cryptomeria japonica considerata la prima causa di allergia in Giappone.
Qual è il rapporto fra pollini e inquinanti?

E’ noto che le persone che vivono in aree urbane tendono ad essere più soggette a malattie respiratorie indotte da pollini allergenici, rispetto a quelle che vivono in ambienti rurali. Questi problemi inoltre aumentano in soggetti che vivono in prossimità di strade  molto trafficate rispetto a quelli che vivono in ambienti con alte concentrazioni di pollini allergenici in atmosferica, ma con traffico limitato. Gli inquinanti, in particolare il particolato incombusto derivante dal traffico autoveicolare, inducendo infiammazione delle vie aeree ed aumento della permeabilità delle mucose, contribuiscono ad indurre sensibilizzazione che favorisce le risposte allergiche. Il consiglio che viene dato agli allergici è quello ad esempio di evitare di fare sport in ambienti aperti e particolarmente trafficati.
Cos’è il meteo polline?

L’Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA) coordina in collaborazione con ISAC-CNR dal 1985  la Rete Italiana di Monitoraggio degli Aeroallergeni (RIMA) costituita da un centinaio di Centri di Monitoraggio distribuiti in tutto il territorio nazionale che autofinanziandosi operano presso ARPA, Università, Aziende USL, Ospedali, Enti di Ricerca. In ciascun Centro opera un’Equipe, composta generalmente da un medico allergologo e/o da un biologo, che effettua il campionamento aerobiologico secondo un metodo standard (UNI11108). I dati così rilevati possono essere confrontati tra di loro, vengono elaborati i calendari pollinici ed i bollettini del polline (http://www.ilpolline.it/bollettino-pollinico). Da quest’anno AIA ha lanciato  il “Meteo polline” un ulteriore servizio di previsione della presenza dei pollini in atmosfera, che fornisce un aggiornamento settimanale della situazione relativa ai principali pollini della stagione nelle diverse aree climatiche italiane. Oltre a visionare il sito (www.ilpolline.it) è possibile ricevere le previsioni allergologiche direttamente nella propria casella di posta elettronica.
Qual è la relazione clima – allergie?

Le variazioni climatiche certamente sono in grado di influenzare la fenologia della vegetazione e di conseguenza il rilascio dei pollini in atmosfera. L’elaborazione dei calendari pollinici realizzati da AIA  sulla base della concentrazione pollinica misurata giornalmente in atmosfera dai centri appartenenti alla RIMA ha la finalità di valutare negli anni l’entità di questa variazione.
Un aumento di temperatura nel periodo invernale e primaverile determina un anticipazione della fioritura e di conseguenza una precoce emissione di polline con anticipo della sintomatologia allergica. Ancora poco studiati sono comunque gli effetti delle condizioni meteoclimatiche quali la pressione atmosferica, la velocità del vento, etc.
In condizioni di forte ed improvvisa umidità o durante forti temporali i pollini di piante allergeniche presenti in atmosfera possono subire shock osmotico e rilasciare grandi quantità di allergeni in piccolissime particelle che penetrando nell’apparato respiratorio causano asma. Questo fenomeno è noto già  da tempo e si manifesta anche in pazienti che non hanno mai sofferto di asma ma solo di rinite stagionale. I granuli pollinici delle graminacee ad esempio in condizioni naturali arrivano a depositarsi prevalentemente nel naso a causa delle grandi dimensioni (20-40 mm), solo con la rottura le particelle allergeniche penetrano nelle vie aeree inferiori.
Inoltre il caldo e il sole possono peggiorare il problema in quanto causano una dilatazione dei capillari con reazione immunitaria amplificata nella zona interessata dall’allergia.
Mario Masi

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