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Cnr: l'allarme nucleare in Giappone e la comunicazione scientifica dei media

di Marco Milano

Un'immagine satellitare della centrale nucleare di Fukushima dopo il terremoto

E’ stata la terza esplosione, quella avvenuta alle 6 del mattino nell’impianto di Fukushima, le 22 di ieri sera in Italia. In diretta televisiva, il primo ministro giapponese Naoto Kan ha invitato gli abitanti della zona subito circostante la centrale – 20/30 km – a rimanere al chiuso e a mantenere la calma, mentre “I tecnici e i soldati delle Forze di Autodifesa, l’esercito giapponese continuano a pompare acqua nei reattori, mettendosi in una situazione estremamente pericolosa”. L’esplosione è stata classificata di livello 6 nella scala INES (International Nuclear and Radiological Event Scale), riferimento internazionale degli incidenti nucleari e radiologici, creata nel 1989 dall’ AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) e dall’ OCSE (Agenzia per l’Energia Nucleare). Quello di Fukushima risulta essere, in sostanza, uno dei più gravi registrati finora – il livello 6 si colloca subito prima del record raggiunto da Chernobyl nel 1986, considerato ‘molto grave’ al massimo dei 7 livelli previsti.

Sono quattro in tutto gli incidenti registrati finora, tutti riferibili allo tsunami conseguente il sisma di venerdì scorso che ha colpito anche la centrale– situata sulla riva del mare senza distruggerla, ma distruggendo i gruppi elettrogeni che alimentano il sistema di raffreddamento e causando il surriscaldamento all’origine dell’incidente. Lo ‘sfiato’ di piccole dosi di acqua radioattiva, necessario per problemi legati ai tentativi di raffreddamento è risultato fatale: idrogeno e ossigeno – costituenti dell’acqua – si sono liberati innescando le esplosioni ai reattori 1 e 3 , di venerdì e sabato, e l’incidente del reattore 2 (che non ha visto esplosioni, ma l’abbassamento dell’acqua che ha causato uno scioglimento accelerato dell’uranio).

Oggi, infine, l’incendio al reattore numero 4 con fuoriuscita di radiazione: a Tokyo si registrano già accertati livelli radioattivi dieci volte più alti del normale, in aumento. L’organizzazione metereologica mondiale ha inoltre dichiarato che il vento sta disperdendo il materiale radioattivo sull’Oceano Pacifico. Secondo le dichiarazioni ufficiali diffuse finora, il livello radioattivo registrato non è dannoso per l’uomo. Non è stato sufficiente, questo, per evitare il panico nella nazione, considerando anche alcune ammissioni dell’ultim’ora di Takeaki Matsumoto, ministro degli Esteri, in merito all’incendio del reattore 4 di oggi. Mentre lo sciame sismico continua – una scossa di magnitudo 6.4 è stata registrata alle 14e30 ora italiana, con epicentro a Shizuoka e avvertita anche a Tokyo – il bilancio complessivo delle vittime sale drammaticamente con le prime vittime di Fukushima.

Guenther Oettinger, commissario europeo per l’energia, ha definito oggi la situazione “Fuori controllo e apocalittica”. Se ancora non è ben definibile e quantificabile la catastrofe giapponese, allo stesso modo risulta difficile interpretare delle reazioni apparentemente avventate. Insieme alla centrale di Fukushima, esplode anche il dibattito sul futuro del nucleare, in Europa e in Italia – secondo Il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo: “Il programma italiano sul nucleare va avanti” e domani torna in commissione il decreto nucleare.

Abbiamo parlato con Valerio Rossi Albertini, divulgatore scientifico, a riguardo della situazione in Giappone e di come viene percepita e interpretata all’esterno.

La nostra attuale conoscenza su ciò che sta accadendo in queste ore è sicuramente realistica, considerando che dal Giappone arrivano dispacci continuamente aggiornati. Tutto ciò che sappiamo sulla dinamica delle esplosioni e degli incidenti corrisponde però ad una situazione in continua evoluzione. A conferma, il dato che riguarda il livello di gravità degli incidenti: 4 secondo i tecnici giapponesi, ma che rischia di salire. Per questo e’ necessario attendere ancora per poter fare un bilancio complessivo, di tipo tecnico per quanto riguarda la situazione delle centrali.

A questo proposito, è possibile rintracciare in rete siti che forniscano informazioni più precise?

Come spesso succede in comunicazione scientifica, più le informazioni e i dati scientifici offerti sono accurati, più c’è il rischio che siano poco comprensibili al grande pubblico. In questa circostanza ci sono ad esempio diversi siti giapponesi consultabili, che però sono più probabilmente indirizzati a specialisti del settore. C’è poi un livello intermedio di fruizione, poco conosciuto a fronte di informazioni più ‘volgarizzate’, di cui la rete è piena.

L’evento dell’11 marzo e poi Fushikama confermano in sostanza l’esigenza di avere un riferimento solido di comunicazione scientifica?

Indubbiamente. La cronaca dei danni e della crisi crescente a Fukushima fornisce un’indicazione relativamente completa. Ma non basta certo a stabilire un grado di opinione altrettanto completo e consapevole, specie in merito alla delicata questione del nucleare o della prevenzione sismica. Ora che stiamo vivendo un’epoca di forte avanzamento tecnologico, non si può più ignorare la necessità di un riferimento in questo senso. C’è bisogno di un livello di comunicazione e informazione scientifica corretto e rigoroso, con degli opportuni organi di sorveglianza. E soprattutto è auspicabile che sia costante, non legata ad eventi ‘accidentali’ come quello dell’ 11 marzo. Solo in questo modo si può raggiungere una consapevolezza non legata al momento di ‘emotività’ come sta accadendo, di nuovo, in queste ore. In Italia, un grosso contributo ad una corretta informazione lo sta dando uno degli enti di ricerca più importanti, il Cnr.

Il dibattito sull’opzione nucleare, infatti, sta riesplodendo sotto l’influenza di Fukushima…

Un tipo di riflessione è inevitabile. Qualunque sia la posizione scelta, una forma di disinteresse nell’ approfondire la questione è inammissibile, sia eticamente che scientificamente. La formazione di un’opinione non può che realizzarsi solo con la conoscenza, vera, dei fatti. In questo senso la politica, tutta, dovrebbe interpellare esperti, consulenti, prima di lanciarsi in dichiarazioni affrettate. Anche la decisione di alcuni paesi europei di spegnere subito delle centrali non è sufficiente. Bisogna aprire un tavolo di discussione continuo. Far parlare la scienza, insomma. E’ una realtà che va affrontata subito, anche per chiarire il tema nucleare. Indipendentemente da come si evolverà la situazione a Fukushima.

Per maggiori informazioni:

World Nuclear Association

Nuclear Cafè

Brave New Climate

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