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Debutta a Roma il Flamenco sperimentale di Caterina Costa

di Stefania Taruffi


Debutta anche in Italia il Flamenco sperimentale, la nuova concezione andalusa di ‘abbinare’ le sonorità del flamenco a opere letterarie di successo. E’ stata scelta la città di Roma per la prima nazionale di ‘Mis ojos en tu mirada’ lo spettacolo scritto e diretto da Caterina Lucia Costa, ballerina e coreografa del programma Rai ‘Ballando con le Stelle’. Lo spettacolo si terrà al Teatro Cassia dal 23 al 26 Marzo e rappresenta la prima esibizione romana di Flamenco del 2011.

Caterina Costa mette in scena quattro personaggi femminili indimenticabili, reali e dannati come Zelda Scott Fitzgerald e Frieda von Richthofen, e come Eva e Bernarda Alba tratte dalle pagine di Giovanni Verga e Federico García Lorca. Tra le collaborazioni di spicco quella con Franco Castellano. E il ballerino Marc Aurelio. In scena oltre 10 ballerini, proiezioni video e musiche originali dal vivo di Avier Navarro e Pasquale Ruocco, con le coreografie di Jose Ruiz- Dario Carbonelli.

Lo spettacolo è un collage inedito di storie d’amore, follia, libertà e seduzione che si consumano al ritmo del Flamenco. Attraverso simboli come il fuoco, la preghiera, il libro, si compone l’inno alla femminilità e all’erotismo. Il tema trattato nel titolo si materializza: lo sguardo di ogni donna si riconosce in quello delle altre, mostrandone la comune identità femminile, fatta di tenacia, resa, vulnerabilità e infinita forza.

Caterina Costa è una coreografa-insegnante-ballerina di Flamenco di grande spessore artistico – interpretativo. La sua anima sensibile e passionale fa sì che lei riesca ad  interpretare ai massimi livelli questa meravigliosa danza sensuale che l’ha portata da un successo all’altro negli anni della sua carriera.

Caterina, ci parli del Flamenco e del suo rapporto con questa meravigliosa danza. Cosa sono “Rito e Passione”, citati nel suo sito?

Il rapporto che ho con il flamenco, già dal primo incontro con quest’Arte, è decisamente d’amore. Lasciai Roma per vivere a Sevilla e fu come seguire un amante. Il flamenco mi affascina per il suo mistero e per il senso di potere e libertà che dà quando lo danzi. E’ una forma di rito per chi è nato “flamenco”, un rito antico, primitivo, religioso. Non mi appartiene per nascita, ma il flamenco è venuto a me e fa parte di me in maniera viscerale. Cerco di analizzare e capire il motivo continuamente: forse è nato con la mia anima.

 

Caterina Lucia Costa

Dove nasce il Flamenco, qual è la sua storia?

La culla del Flamenco è l’Andalusia e la sua origine è la fusione di varie culture, che durante i secoli hanno convissuto in perfetta armonia: Araba, Ebrea, Cristiana e Gitana. Alcuni autori dicono che il cammino del Flamenco iniziò in India e si estese poi in Arabia, Grecia e Roma per giungere infine nella penisola Iberica, portando con sé tanti piccoli semi delle varie culture. Le prime testimonianze risalgono alla fine del settecento, dove il Flamenco esisteva solo come espressione canora, senza l’accompagnamento della chitarra, ma con forme di percussione corporale come il battito delle nocche sul tavolo, delle mani, dei piedi, oppure gli schiocchi delle dita. Il canto si configurava come lamento dalla forte connotazione orientale, rapportabile alla lunga presenza araba nella penisola Iberica, soprattutto in Andalusia, che fu l’ultima roccaforte del dominio musulmano in Spagna. Il Flamenco nelle sue tre componenti di canto, musica e ballo, fa parte del popolo gitano, della sua vita di ogni giorno e delle cerimonie rituali o d’intrattenimento, non nasce propriamente come ‘spettacolo’, anche se oggi è ampiamente assorbito dalle logiche del palcoscenico.

Qual è la differenza fra il Flamenco tradizionale e quello sperimentale, che lei sta lanciando in questo spettacolo?

Il flamenco tradizionale è quello che usa il linguaggio puro del “cante”, “guitarra” e “baile”, senza contaminazioni. Negli ultimi anni, alla Bienal de Sevilla le proposte sono state molto innovative e si sono visti spettacoli  teatrali molto all’avanguardia, con contaminazioni azzardate e strizzando l’occhio a un pubblico meno ortodosso.  Questo è il Flamenco sperimentale, ad esempio: mettere in scena opere liriche, tragedie greche o opere letterarie con un linguaggio flamenco. E questo piace molto al pubblico, perché probabilmente è più comprensibile a tutti. Per questo mio nuovo lavoro io ho scelto la Letteratura e parlo di donne. Non mi preoccupo se piacerà o no. Sono stata spinta da una mia esigenza interiore e soprattutto dalla passione che ho per il Teatro.

Alla famosa scuola di Roma, lo Ials, insegna Flamenco tradizionale o sperimentale?

Insegno flamenco tradizionale. Le mie sperimentazioni sono per il teatro.

Il Flamenco è una danza molto sensuale, in cui è esaltata tutta la femminilità della donna. Ha successo fra le donne italiane?

Le donne italiane rimangono affascinate da questa danza, ma capiscono la difficoltà di quest’Arte. Solo poche hanno il coraggio di andare ‘oltre’, di affrontare cioè il mistero di questa danza e capire che oltre la tecnica c’è ben altro. Io ho la fortuna di viverlo in modo personale, intimo, direi, speciale.

Per informazioni sullo spettacolo:

Dal 23 al 26 marzo al Teatro Cassia
Via Santa Giovanna Elisabetta, 69
Tel.06/96527967

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