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L'Ora della Terra 2011: un'ora al buio per salvarla

di Marco Milano

Hanno aderito più di 130 paesi in tutto il mondo, per l’evento globale promosso dal WWF. Le isole Chatham in Nuova Zelanda sono le state le prime. Poi è toccato all’Empire State Building, alla Tour Eiffel, un tratto della muraglia cinese, l’Opera House di Sydney, il Big Ben, il castello dei Reali di Svezia, l’Acropoli di Atene – per citare solo alcuni dei monumenti –un miliardo di persone in tutto hanno spento simbolicamente le luci ieri sera, dalle 20.30 alle 21e30, partecipando così all’ Earth Hour, concluso stamattina alle 8.30 ora italiana sull’Isola di Raratonga, nell’arcipelago delle Isole Cook nell’Oceano Pacifico. Proposto a partire dal 2007, l’appuntamento è nato su iniziativa dalla sezione australiana  del World Wide Fund for Nature e dal Sydney Morning herald – durante la prima occasione si è stimata una partecipazione di due milioni di persone per un taglio dei consumi energetici vicino al 10%. Il giro del mondo del gesto è partito dall’anno successivo (coincidente con la National Dark Sky Week_ la settimana nazionale del cielo buio negli Stati Uniti) diventando un impegno globale, con l’intenzione di rendere un servizio alla causa del risparmio energetico, la riduzione di emissione di anidride carbonica e inquinamento luminoso.

I testimonial italiani dell'evento promosso dal WWF (www.wwf.it/oradellaterra/)

L’Ora della Terra edizione 2011 ha potuto contare  sull appoggio e la promozione di leaders mondiali come Ban Ki-Moon Generale delle Nazioni Unite. Quest’anno l’Italia ha visto un record di partecipazione di 240 comuni e 7000 adesioni sul sito ufficiale del Wwf. A Roma si è spenta la fontana del Bernini a Piazza Navona, la Chiesa di Sant’Agnese e il Colosseo, a Milano il Castello Sforzesco, il Pirellone e le guglie del Duomo, a Genova l’acquario e poi ancora Ponte Vecchio, la Torre di Pisa, piazza del Campo, la Reggia di Caserta, la cinta muraria di Monteriggioni. Tante le piazze in cui inoltre è stato possibile partecipare in modo più completo avvicinandosi ai banchetti informativi, organizzati dalle sezioni locali del WWF, per imparare di più su come ridurre certi ‘impatti’ sul nostro pianeta.

A Milano – dove si è registrato un piccolo malumore per la decisione dell’arcivescovado di spegnere solo qualche luce delle guglie, mentre l’A2A non ha spento le luci sulle vetrate e sul sagrato – la manifestazione di piazza è consistita nella posa per terra di piccole lanterne per formare la scritta 60+, mentre due trampolieri e un animatore travestito da Panda hanno intrattenuto i bambini presenti.

Voci fuori dal coro si sono sollevate a mettere in dubbio o a ridiscutere l’utilità dell’ Ora. Il Competitive Enterprise Insitute (CEI) ha organizzato una contromanifestazione (lo Human Achievvement Hour) per dimostrare invece quanto la scelta di spegnere le luci durante un sabato sera possa voler dire rinunciare alle conquiste e innovazioni tecnologiche che rendono migliore la nostra vita. Non è possibile trovare un diretto, significativo impatto tra l’ora di black out volontario e il consumo di energia che contribuisce al global warming – se anche l’intero pianeta si fosse spento, rimarrebbero più di ottomila ore di consumo effettivo in un anno. Tuttavia il valore simbolico dell’idea, così simile al nostro ‘Mi illumino di meno’, fornisce quest’anno l’occasione per introdurre Beyond the Hour , un’evoluzione della stessa iniziativa per aprire a proposte e azioni di singoli cittadini e creare una rete globale di partecipazione attiva per tempi più lunghi.

Da oggi le giornate diventano più lunghe. Un’occasione per non accendere inutilmente condizionatori.  Una tentazione lunga un’ora.

Vittorio Brumotti, campione di bike trial per l’iniziativa del WWF, l’Ora della Terra 2011

Hong Kong Earth Hour 2011

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