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Campania: cittadini in piazza per un piano alternativo dei rifiuti

di Monica Capo


E’ trascorsa qualche settimana dalla pubblicazione del famigerato Rapporto Sebiorec, rimasto inspiegabilmente nascosto, per mesi, nei cassetti della Regione Campania. Tale rapporto, uno dei più importanti studi epidemiologici con biomarcatori mai fatti in Italia, ha rivelato che c’è diossina cancerogena nel sangue di napoletani e casertani, c’è troppo arsenico nell’acqua e non mancano, in alcuni comuni, i velenosi Pcb. Intanto, è di nuovo emergenza spazzatura ma in realtà non è mai finita: la temperatura massima ha toccato oggi a Napoli i 22 gradi, a ora di pranzo, e viste le oltre 1800 tonnellate di rifiuti a terra non è difficile immaginare il disagio che arrecano  e il cattivo odore che emanano. Per questa ragione, albergatori, ristoratori e  tour operator presenti alla Borsa del turismo sono decisi a insorgere nei confronti delle istituzioni: del resto  95mila turisti in meno,  in due anni, non sono proprio una cosa di cui andare fieri. Come sempre, Regione e Comune fanno a scaricabarile e  sono incapaci di gestire “l’emergenza perenne” ma soprattutto non esiste prospettiva di risoluzione del problema in tempi rapidi.

Un minimo di 8.000.000 di mc di discariche nei prossimi 10 anni ( per intenderci 12 volte la grandezza di quella di Chiaiano)i, tre inceneritori (di cui uno, quello di Acerra, già esistente ma ben lontano dall’essere un prodigio della tecnica infatti ad una scarsa efficienza energetica si aggiunge l’estrema pericolosità dei prodotti di scarto) e un gassificatore e appena il 18% di materia riciclata, sono alla base della bozza del Piano Rifiuti Urbani, che la Regione Campania ha inviato alla Commissione Europea, per convincere Bruxelles a svincolare i fondi europei bloccati dalla procedura di infrazione comunitaria ed evitare l’applicazione delle multe.

Da notare, che la portata complessiva dei soli inceneritori di Napoli (1000 tonnellate al giorno) e Acerra (2000 tonnellate quotidiane a pieno regime nei tre forni tarati per bruciare 650.000 tonnellate annue) è pari alla portata giornaliera di tutti e nove gli inceneritori che servono l’Austria e maggiore degli 8 impianti che servono l’Emilia Romagna, secondo elaborazioni Ispra su dati Eurostat. Perché, in Campania, se ne vogliono costruire altri tre? L’amministratore delegato di Impregilo, società che ha realizzato e gestito il termavolizzatore acerrano, ha infatti annunciato, che si è trattato di un successo in grande stile, che nel 2010 ha fruttato ben 100 milioni di euro e che nei primi mesi del 2011 ha fatturato già quasi 20 milioni. Insomma, il tutto va sempre a vantaggio delle grandi lobby-imprese, guarda caso del nord, che non solo non risolvono i problemi di questa terra, ma tentano con l’avallo della legge di affossarne definitivamente il futuro.

Per questi motivi, il Comitato Cittadini Campani ha organizzato per sabato 9 Aprile, una manifestazione per chiedere l’attuazione di un Piano Alternativo dei Rifiuti. Più precisamente, chiede:

  • RACCOLTA DIFFERENZIATA porta a porta;
  • RICICLO TOTALE dei materiali;
  • IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO per l’umido;
  • RIDUZIONE DELLA TARSU ai cittadini che fanno la raccolta differenziata;
  • INCENTIVI per i quartieri ed i comuni che riciclano
Il suo slogan? “Non essere complice, dici NO a discariche, inceneritori, corruzione e camorra.”

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