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Attacchi di panico e ansia. Geni e traumi infantili le cause

di Marco Milano
 

Quali sono le reazioni a momenti di particolare tensione e  avversità, per i soggetti più giovani? Una ricerca dell’Università San Raffaele di Milano e dell’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha messo in evidenza il legame tra risposta genetica e fisiologia respiratoria in situazioni traumatiche, come il distacco precoce dai genitori. La sensibilità a stimoli soffocatori degli individui è un parametro che cambia in base alle caratteristiche ‘ambientali’ di frangenti simili, determinata dalla moltiplicazione del segnale genetico che gestisce le nostre risposte fisiologiche. Lo studio, reso possibile grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca e con la Regione Lombardia, è basato sull’osservazione in parallelo di campioni di gemelli umani e animali (pubblicati, rispettivamente, sull’ “American Journal of Medical Genetics” e “PlosONE”).

Nel primo caso si è trattato di una serie di interviste a centinaia di coppie di gemelli riguardo le avversità in età pediatrica. Nel secondo, la ricerca è consistiti nel separare i topi dalla madre a 24 ore dalla nascita, lasciandoli in ‘adozione’ a madri diverse da quella biologica per i successivi quattro giorni: quest’esperienza di separazione precoce e forzata dalla madre provoca una risposta iperventilatoria all’anidride carbonica più alta del 150% rispetto a quella osservata in cuccioli allevati normalmente. Ne è emersa una stretta correlazione tra il livello di avversità ambientale e il segnale genetico alla base della risposta respiratoria, che tende a crescere in maniera sproporzionata. Fondamentale risulta essere la fascia d’età in cui si manifestano questi fenomeni: se in età infantile, un approccio a eventi di questo tipo provoca un’alterazione della funzione respiratoria che si instaura e rimane stabile almeno nella prima parte dell’età adulta. Per quanto osservato nel campione animale, la causa sembra essere, appunto, un risveglio di sistemi genici che sono altrimenti quiescenti, o che agiscono in modo differente se le condizioni ambientali sono meno stressanti.

Lo stesso gruppo di ricerca aveva già dimostrato che la sensibilità alla CO2 è presieduta da sistemi genici che coincidono, in buona parte, con quelli responsabili delle manifestazioni di panico e ansia da separazione nell’uomo. I dati del San Raffaele forniscono un importante contributo alla comprensione dei meccanismi fisiologici responsabili dell’ansia da separazione in età pediatrica e che possono aumentare le probabilità di essere colpiti da attacchi di panico in età adulta. Si tratta di una vera e propria patologia: pur durando pochi minuti, l’attacco di panico è accompagnato da palpitazioni, affanno, tremori, dolori al torace e senso di soffocamento, lasciando un profondo senso di malessere, disagio e paura che possa ripetersi. La manifestazione di questo fenomeno può avere un’origine di carattere psicologico, legata ad esperienze traumatiche, circostanze particolarmente stressanti che, se non ‘rielaborate’ a livello di inconscio, possono ripresentarsi ciclicamente, innescando i sintomi del panico. Coniugare l’osservazione sulle responsabilità genetiche naturali in relazione ad eventi di questo tipo, risulta essere il percorso di analisi più completo in questo settore.

Un’ulteriore collaborazione con l’Università Laval in Canada e Genomnia – company milanese di sequenziamento massivo – potrebbe contribuire a far crescere le applicazioni di genomica e neurobiologia applicate e la conoscenza dei meccanismi genetici e ambientali legate alle manifestazioni ansiose nei bambini e negli adulti, favorendo così le strategie di prevenzione, diagnosi precoce e terapia.

Individuare con precisione quali sono i geni responsabili, sensibili ad ambienti ‘ostili’, è il goal più importante da raggiungere, per curare una malattia frequente e troppo spesso non dichiarata.


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