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Referendum sul nucleare: la congiura del silenzio

di Monica Capo

 

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha detto oggi che la Tokyo Electric Power fornirà presto una previsione su quando riuscirà a riprendere il pieno controllo della situazione alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima Daiichi. Questo è davvero paradossale visto che, a un mese dal disastro di Fukushima, l’agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha innalzato al livello massimo INES 7 – come Chernobyl nel 1986 – la classificazione dell’incidente. Quasi una dichiarazione di resa, che dice piuttosto come la situazione sia fuori controllo e non ci sia modo di arrestare né la fusione né la contaminazione, anche per chi e’ lontano dall’area. E, a questo punto, c’è un’ipotesi addirittura peggiore da scongiurare cioè un’esplosione di idrogeno con l’immissione di forti quantitativi nell’atmosfera.

La decisione del governo giapponese arriva, secondo Greenpeace, “terribilmente in ritardo, come dimostrano i dati raccolti dalle squadre di radioprotezione inviate sul posto dall’organizzazione”. La stessa Greenpeace aggiunge anche che ora e’ assolutamente necessario mettere in atto ”rapidamente” misure adeguate, a cominciare dall’evacuazione di donne incinte e bambini dalle aree densamente popolate come le citta’ di Fukushima e Koriyama. Ma non c’e’ modo di arrestare ne’ la fusione ne’ la contaminazione, anche per chi e’ lontano dall’area. Il rilascio dei radionuclidi di media e lunga durata nell’atmosfera e nell’acqua comportano, infatti,  una grave compromissione della catena alimentare, un rischio che coinvolge le aree geografiche limitrofe, come ad esempio la Cina e la Corea, ma che in generale, se si considera il commercio globalizzato del cibo, non ha confini.

Un film già visto 25 anni fa, si ripete, in tutta la sua drammaticità e l’esperienza di Chernobyl sembra non aver insegnato assolutamente nulla. Ancora una volta,  proprio come accadde a Chernobyl, la gestione delle informazioni sull’incidente nucleare è stata reticente, se non addirittura omertosa. Mentre la Tepco minimizzava i rischi, il governo giapponese ha mantenuto la zona di evacuazione nel raggio dei 30 chilometri, e sono caduti nel vuoto i moniti degli esperti internazionali che consigliavano l’evacuazione per aree del tutto superiori.

Lo stesso ha fatto la nostra stampa nazionale, infatti,  i quotidiani dopo qualche giorno non hanno dato più nemmeno un posto in prima pagina alla vicenda giapponese. Ma soprattutto, bisogna dar ragione al presidente dei Verdi Angelo Bonelli, che accusa il governo italiano di tenere all’oscuro i cittadini sui rischi della radioattivita’ solo per boicottare i referendum del 12 e il 13 giugno.

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