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'Skills 4 Cloud': nuove regole per il cloud computing

clou computingdi Vanessa Mannino

Si è svolta il 18 Marzo al Parlamento Europeo di Roma, la conferenza “Skills 4 Could”, organizzata da Microsoft, alla presenza di importanti cariche istituzionali e non solo, che hanno a lungo dibattutto sull’importanza assunta dalle nuove tecnologie, anche come opportunità di sviluppo per i settori produttivi.

Presente all’evento l’on. Marco Scurria europarlamentare e componente italiano dell’intergruppo per Internet, Gianni Pittella Vice Presidente del Parlamento Europeo, Pietro Scott Jovane Manager Microsoft, Franco Pizzetti Garante per la Privacy, il senatore Maurizio Gasparri e l’onorevole Mario Valducci.

Al centro del dibattito il settore del cloud computing: quello che consente di spostare ciò che “pesa” sul computer in uno spazio virtuale, per cui non ci sono ancora regole e normative specifiche, necessarie ora considerandone l’imminente sviluppo di mercato complessivo: che si prevede sarà pari a 55 miliardi di dollari nel 2014. L’intento dell’incontro tra Microsoft e rappresentanti istituzionali è stato quello dunque di confrontarsi e di proporre idee utili per consentire un maggiore sviluppo della società dell’informazione e trarre benefici dall’avvento del cloud computing.

Tutti i partecipanti hanno più volte sottolineato come è strettamente necessario far entrare il could computing nell’agenda politica italiana ed europea, per costruire uno scenario chiaro e condiviso in grado di apportare benefici economici, sociali, occupazionali. L’importanza che oggi assumono le nuove tecnologie non può di certo essere omessa, anche se per quanto riguarda l’Europa, la conferenza ha fatto emergere una nota dolente: ingenti fondi vengono stanziati per l’agricoltura e per le infrastrutture, e solo il 7% dei fondi viene investito per l’innovazione tecnologica. Di certo un limite che permette, in questo settore, uno scarso decollo della stessa U.E, la quale, secondo Pittella, dovrebbe lanciare la propria dote finanziaria attraverso l’emissione di Eurobond, i quali sosterrebbero un piano europeo per la crescita e per lo sviluppo informatico.

Jovane, invece, ha dichiarato come urge, a seguito dei veloci cambiamenti tecnologici, immettere nella logica organizzativa delle aziende il could computing attraverso il quale verrebbero apportati tre sicuri benefici all’azienda che se ne avvale: maggiore business, semplificazione dell’information tecnology aziendale e apporto di applicazioni per le quali i benefici supererebbero di netto i costi sostenuti. Una bella sfida da cui la stessa società trarrebbe vantaggio grazie ad una “collaboration” positiva, attraverso la  quale verrebbero abbattute le frontiere presenti nella logica organizzativa e grazie alla quale si potrebbero raggiungere obiettivi lavorativi e di produttività anche da casa.

Scurria non esita ad ammettere come, in realtà, il nostro Paese pone poca attenzione all’importanza che il could computing ha e potrebbe avere per lo sviluppo dell’intera paese: sottolineando così come lo stesso sia uno strumento di sviluppo che sta cambiando e cambierà il mondo. La proposta è per lui quella di originare intergruppi attraverso i quali dare il via ad uno sviluppo normativo condiviso che possano essere attuate per mezzo di un’attiva collaborazione politica. “Il could computing deve entrare nell’agenda politica, conclude, perchè è lo strumento che può veramente cambiare la nostra società.”

Dorothee Belz, della Microsof, affronta, nella seconda parte della mattinata la stessa tematica, aggiungendo come, una volta avviato il processo di could computing, sia necessario dotarsi di nuove competenze tecnologiche e informatiche, ma anche lavorative che di certo non sono sconosciute a quella che oggi è definita la ‘generazione facebook’. Quindi largo spazio anche ai giovani e buone probabilità di una rivisitazione organizzativa e gestionale dell’Amministrazione Pubblica che ha bisogno di quattro direttrici di sviluppo: regole, infrastrutture, tecnologie e corretta gestione delle informazioni, direttrici che si intrecciano tra loro, in un sottile filo rosso, con le nuove competenze richieste, che tuttavia necessitano di essere condivise. D’altronde ogni singolo soggetto imprenditoriale, grande o piccolo che sia, ha la possibilità di avvalersi di piattaforme di could computing e questo incide direttamente sul calo della decentralizzazione delle stesse imprese, che “emigrano” all’estero per attutire i costi di produzione.

Bisogna quindi incrementare gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo affinchè si possano aiutare le aziende europee che vengono meno in avanguardia rispetto agli Usa. Come messo in risalto, l’approccio al could computing è il medesimo di quello utilizzato per i programmi scientifici, e come a questi ultimi bisogna dare nettamente più importanza e più risorse non solo per le aziende di oggi, ma anche per quelle che verranno.

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